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Alfonso Cuarón
Gravity
Fantascienza/Thriller/Drammatico, durata: 90 min. USA/Regno Unito
2013
Warner Bros., Esperanto Filmoj, Heyday Films
di
Gabriele Toresani
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Sfortunata escursione spaziale per la novella astronauta Ryan Stone (Sandra Bullock) che, dopo un incidente, si ritrova alla deriva lottando per la sua sopravvivenza.
Quattro anni di lavorazione, un’ambientazione suggestiva, tecniche rivoluzionarie di ripresa, un regista che ci ha regalato uno dei film visivamente più innovativi degli ultimi anni (il piano sequenza nella Fiat Multipla di Children of Men a suo tempo ci aveva fatto gridare al miracolo), trionfali proiezioni a numerosi festival (Venezia, Toronto e Telluride), pareri entusiastici da parte degli addetti ai lavori (tra cui James Cameron, uno che di fantascienza ne sa): insomma i presupposti per far sì che questo Gravity sia un grande film ci sono tutti. Presupposti corretti, infatti possiamo dire senza timore che ci troviamo di fronte al miglior blockbuster realizzato in questi ultimi anni. Si tratta di un film molto difficile da recensire e da raccontare, non tanto perché non ci sia niente da dire (sulla regia, gli effetti speciali e l’innovativo uso del 3D di questo film se ne parlerà per anni) ma perché si tratta di un’esperienza sensoriale talmente soggettiva che è quasi impossibile essere raccontata a parole ma che deve essere vissuta, possibilmente sullo schermo cinematografico più grande che riuscite a trovare. Questo è uno dei maggiori pregi di Gravity che, in un’epoca di film distribuiti in video on demand e streaming, pretende di essere visto in una sala cinematografica rendendo ogni altro tipo di fruizione quasi offensivo per il lavoro di tutta la troupe tecnica (che scommetto riceverà, giustamente, una vagonata di premi) . Cinema puro che riduce la struttura narrativa ai minimi termini (la sceneggiatura firmata dallo stesso Cuarón e dal figlio Jonás è lineare come un’autostrada e non presenta particolari colpi di scena) che si affida solamente a mezzi puramente cinematografici (regia, sonoro e montaggio) per catapultare lo spettatore dentro il film e farlo soffrire con la dottoressa Stone.
Certo poi si può discutere su alcune punte retoriche, sul fatto che questo viaggio stellare sarebbe stato più credibile con un’attrice lontano dal divismo di Sandra Bullock (nonostante il suo ottimo lavoro) ma si sta pur sempre parlando di un prodotto ad alto budget che non può discostarsi da certe logiche di mercato. E, visto il risultato, sarebbe da ingrati sminuire il lavoro del cineasta più ambizioso presente a Hollywood.
VOTO 4/5
Articolo del
04/11/2013 -
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