Mindscape Anna è il titolo originale dell’ opera prima dello spagnolo Jorge Dorado che la produzione ha deciso, successivamente, di cambiare in “Anna” dal nome della protagonista femminile. Presentato in anteprima al Sitges Film Festival 2013, uscito nelle sale spagnole lo scorso gennaio e distribuito dal Warner Bros , uscirà negli States il prossimo mese di giugno . E’ un thriller psicologico la cui trama potrebbe sembrare quella di un film di fantascienza, ma bisogna guardarlo per capire che la fantascienza è solo un azzeccato incipit.
John fa parte di un agenzia , la Mindscape, che si occupa di recupero , non recupero crediti ma recupero ricordi . Mindscape è un agenzia investigativa della memoria. L’agenzia utilizza uomini, dotati di poteri ESP, in grado di penetrare all’ interno di soggetti – clienti e recuperare ciò che hanno dimenticato, o in taluni casi far luce su crimini e omicidi. I Mindscape, lavorano per conto dello stato o per conto di privati accusati ingiustamente. L’indiziato di un reato che vuole dimostrare la propria innocenza, può assumere questa sorta di poligrafo umano; oppure uomini potenti e facoltosi richiedono i servizi dell’ agenzia, per superare traumi inconsci loro o di familiari, come nel caso di Anna. .
John (Mark Strong) il protagonista, lavora per la società Mindscape. Il suo incarico è quello di entrare nei ricordi di Anna (Taissa Farmiga) ragazza problematica, capire cosa la turba, aiutarla a superare il trauma ed evitarle di essere rinchiusa in clinica come psicopatica. La regia è piacevolmente vintage, movimenti di camera lenti , un ottima fotografia (Oscar Faura) scenografie ben costruite. Particolarmente emotive quelle che riguardano i ricordi contenuti nella memoria dei protagonisti, al di la delle immagini curate in ogni dettaglio, il regista riesce a far percepire le emozioni, differenti a seconda del soggetto che ricorda. Immagini fredde e lente, per la memoria di John, sensuali e calde per quella di Anna. Omaggio inconscio o voluto ai classici del maestro Hitchocok? E’ difficile non pensare alle atmosfere di” Io ti salverò” o “Rebecca la prima moglie”, ma spesso viene erroneamente citato Inception come termine di paragone per questo film, l’unica cosa che hanno in comune è l'ambientazione futuristica della storia. Aspetto fondamentale nel film di Nolan,che ne pervade ogni inquadratura e lo rende un film di fantascienza a tutti gli effetti, aspetto subito dimenticato in quello di Dorado, dove a regnare su ogni singola immagine, è la trama classica del thriller psicologico. Inception è una sorta di enorme matrioska,in cui di bambolina in bambolina si scende sempre più in basso in una realtà onirica dove tutto, compresa l architettura, è fittizio ed è Matrix il suo naturale termine di riferimento.
Anna è una storia di emozioni e ricordi , emozioni trasformate attraverso i ricordi; ricordi che non sono mai esattamente aderenti a quelli che sono i fatti reali. Ricordi manipolati volutamente o inconsciamente, in ogni caso difficili da decifrare, sono i ricordi fulcro della trama, ricordi che richiamano inevitabilmente il bellissimo Strange Days di Kathryn Bigelow. Gli attori sono azzeccati.
Il britannico Mark Strong, che abbiamo visto in Sherlock Holmes di Guy Ritchie, veste i panni dell’ indagatore di traumi, traumatizzato da un evento passato. Palesemente soggiogato da lei, Anna, in ogni scena è un perfetto protagonista- spalla. La giovane Anna è la statunitense Taissa Farmiga, bravissima in American Horror Story prima serie (protagonista anche delle successive), perfetta nella parte della ragazza dal viso acqua e sapone, accusata di essere una psicopatica. Riesce a lasciare nel dubbio lo spettatore, fino alla fine, su quale sia la sua vera natura.
Le registrazioni sulle sedute di analisi di Anna, sono il momento più debole del film. Taissa è meno credibile a recitare la psicotica, di quanto lo sia a recitare l’ adolescente, che nasconde di esserlo. Nel finale si evita la banalità di una serie di corpi morti. La solita solfa dei genitori uccisi dalla figlia adolescente, che la scena apparentemente mostra, è un inganno ben riuscito. Lo spettatore si trova di fronte ad una soluzione meno violenta, i genitori sono solo addormentati, una fine insolita e piacevole. Un thriller dove nessuno muore è cosa rara ed apprezzabile.
L’ interesse e la curiosità dello spettatore, non dipendono dal numero di cadaveri ma da un cocktail ben calibrato di elementi: immagini, cura dei dettagli e sorprese prevedibili, non colpi di scena, ma quelle soluzioni ovvie che catturato dalla storia, hai dimenticato di prevedere ma che rendono questo film un ottimo esempio di equilibrio degli elementi. Anna è un piacevolissimo noir, senza eccessi o esagerazioni. Buona visione.
Articolo del
22/05/2014 -
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