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Viaggio ai confini del mondo! Il sudamerica così carico di immagini, di vita, di astrazioni; che negli ultimi decenni (e non solo!) ci ha regalato una produzione artistica vasta e profonda, torna sulla scena con uno dei suoi personaggi più emblematici: il Che. I Diari della Motocicletta, della regia di Salles, è la storia del mitico viaggio di Enresto Che Guevara e Alberto Granado lungo i suoli più salienti della loro terra: il Sudamerica nella sua totalità. Il film è entusiasmante e curato nei particolari, bilanciato con una destrezza rara e quanto mai consapevole, lascia spazio ai vari aspetti della realizzazione cinematografica. Quando i personaggi si fanno più flebili e indefiniti subentra infatti uno studio della fotografia che “parla” e comunica sensazioni ed emozioni, quando la fotografia raggiunge il suo apice e, quindi, il suo limite, subentrano le citazioni letterarie tratte dal diario del Che, quando l’allusività del viaggio, che in questo film, più che mai, è simbolo di ricerca, corre il rischio di diventare retorico entra in scena la figura retorica dell’ironia attraverso la quale si riesce a creare quel distacco dall’opera che restituisce ad ognuno il suo posto: ossia che evita una patetica e megalomane immedesimazione dello spettatore. In concorso al festival di Cannes, I Diari della motocicletta vede due bravissimi Gael Garcia Bernal e Rodrigo De La Serna, nella parte, rispettivamente, di Ernesto e di Alberto, capaci di dare una splendida interpretazione. Pur non privo di un punto di vista politico, il film di Salles è lungi dall’essere retorico e trova il suo punto forza proprio nell’abilità del regista. Ogni elemento trova il suo giusto peso e la sua giusta dimensione in quest’opera di rara bellezza: dai suoni, alla luce, ai costumi, ai dialoghi, agli escamotage comici, ai riferimenti storici. Il viaggio del Che che in questo film è solo e ed esclusivamente il viaggio di Fuser e Alberto, coinvolge lo spettatore con soavità e arguzia, con semplicità e asprezza, nella speranza di riuscire a farlo riflettere sulla storia e sull’oggi, ma anche nel tentativo di regalargli semplicemente un’opera cinematografica d’autore.
Articolo del
01/06/2004 -
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