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David Dobkin
The Judge
Drammatico - Durata 141', USA
2014
Big Kid Pictures, Team Downey, Warner Bros.
di
Claudio Prandin
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Dopo aver ottenuto ottimi successi con i blockbuster Iron Man e Sherlock Holmes, Robert Downey Jr torna al dramma come attore e produttore in questo film tribunal-familiare che pone al centro della storia i travagliati rapporti tra un padre retto e severo ed un figlio ribelle che hanno diversi modi di interpretare ciò che è giusto e ciò che non lo è. Hank Palmer è uno dei migliori avvocati di Chicago, difensore vincente per colpevoli di frodi e truffe; è alquanto indicativa la battuta in cui confessa che difende solo i colpevoli perché gli innocenti non possono permettersi la sua parcella. La notizia della morte della madre lo costringe suo malgrado a ritornare nella lontana provincia per assistere al funerale; si ritrova quindi tra le braccia poco affettuose di una famiglia incapace di gestire i rapporti umani: il fratello maggiore fatica a salutarlo, il padre addirittura lo ignora o lo tratta con disprezzo; la freddezza e l’incompatibilità sono così marcate che gli unici personaggi dotati di umanità appaiono il fratello minore con problemi mentali che passa le sue giornate a riprendere tutto ciò che vede con una vecchia cinepresa e l’affettuosa madre che risplende nei suoi filmini. La sera del funerale segna l’inizio della vera storia, una tragedia che coinvolge il padre costringe il figlio avvocato a rimandare il rientro nella grande città per assumerne la difesa in un processo per omicidio. Qui i problemi familiari si inaspriscono: il padre, vecchio ed integerrimo giudice che si vanta dei suoi 42 anni spesi al servizio delle Istituzioni, non vuole che a difenderlo sia il figlio. Durante lo svolgimento del processo si acuiscono le diversità e il rapporto tra i due diventa sempre più conflittuale, finché vinto dalla malattia il vecchio giudice si ammorbidisce e concede piccoli appigli ai quali il figlio si aggrappa per recuperare un rapporto. Il film è ben fatto e gli attori regalano prove di recitazione convincenti; Robert Duvall è un vero gigante ma tutti dimostrano di essere all’altezza dello script molto intenso. Tra i migliori la bellissima Vera Farmiga che interpreta l’immancabile ex-fiamma del liceo e Dax Shepard, l’avvocato inesperto e imbranato che con la sua inossidabile provincialità si distingue dalla figura più metropolitana e aggressiva del protagonista. Un pregio del film è che evidenzia uno degli aspetti più affascinanti dell’umana natura: le contraddizioni, soprattutto la grande duplicità del protagonista che è in maniera azzeccata definito dalla sua ex come l’uomo più onesto del mondo, che odia i prepotenti, ma anche un prepotente che pone sempre se stesso al centro. Un altro grande confronto riguarda la statura morale del vecchio giudice, per cui la giustizia è un valore assoluto, e il cinismo del giovane avvocato che gestisce i processi come un gioco di abilità dov’è il migliore a prevalere, non il giusto. Ma il difetto dei registi Americani che li mantiene spesso un passo indietro rispetto ai registi Europei è che non riescono ad affrontare i sentimenti senza scadere nel banale, nel prevedibile e a volte nel patetico. Alcune scene risultano assurde, come quella della bambina di dieci anni che sulle ginocchia del papà guida un SUV trattando con estrema maturità l’argomento del divorzio, o quella in cui il vecchio padre si sente male in bagno e si lascia accudire dall’insopportabile figlio. Anche la scena finale risulta prevedibile e forzata: per essere coerente, l’epilogo dovrebbe assomigliare maggiormente a Zeno Cosini che avvicinandosi al padre morente sperando in un suo ultimo gesto d’affetto ne riceve invece un sonoro ceffone.
Articolo del
02/11/2014 -
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