Deludente a tratti noioso, banale, lento, niente a che vedere con il precedente Sin City, il nuovo film di Frank Miller e Robert Rodriguez, è in sala dal due Ottobre. Innanzi tutto un film che nasce da un fumetto non può essere pensato in 3D. Il primo Sin City, piccolo capolavoro, esprimeva bidimensionalità e drammaticità, enfatizzata dal chiaro scuro (spruzzato talvolta da colore), in ogni inquadratura. Cercava di proiettare lo spettatore in una pagina disegnata, e ci riusciva. Il secondo si affida alle tecnologie, è molto “futuristico” ma ha perso l’anima di carta considerando che non nasce da un videogioco, il risultato è mediocre. Una nota di merito Eva Green, dark lady perfetta, trasforma gli attori coprotagonisti in semplici comparse nelle scene in cui malauguratamente le recitano a fianco. Un sequel che è un prequel e dopo un sequel, incasinato e difficile da comprendere per i tempi poco chiari. Tre episodi, non distinti in capitoli e sottotitoli come nel precedente, ma è tutto un continuum mal riuscito. L’unico episodio che segue e conclude il racconto del precedente lungometraggio è il terzo, la vendetta di Nancy. I primi due narrano avvenimenti precedenti alla storia narrata nel primo Sin city, anche se regia e montaggio hanno fatto di tutto per non renderlo di facile comprensione. La trama si sviluppa in modo caotico e poco coinvolgente. Il primo episodio narra un trito e ritrito classico del noir, uomo rude apparentemente duro (Josh Brolin) incontra ex fiamma (Eva Green) che con l’inganno e le sue abili capacità amatorie si serve di lui e di tutti gli uomini che le orbitano intorno, per i suoi tornaconti, in questo caso eliminare il ricco marito. Le conseguenze per nulla originali. Lei Ava-Eva seduce Dwight-Brolin (si sente proprio la mancanza del Dwight di Owen), lo trasforma in assassino dell’innocente consorte e dopo tenta di ucciderlo. Lui scampa alla morte ed infine si vendica. Banale. Il secondo episodio riguarda il giovane Johnny (Joseph Gordon-Levitt) giocatore d’azzardo che non perde mai, che sfida a poker il cattivo della città. La sfida al senatore Roark (Powers Boothe) è personale essendone il figlio illegittimo, sfida che vince ben due volte firmando la propria condanna a morte. Sebbene abbia un debole per Joseph Gordon-Lewitt (deiziosa commedia il suo lungometraggio “Don Jon” nel quale interpreta un donnaiolo impenitente e porno dipendente in modo fantastico) in Sin city nelle vesti del giocatore risulta poco credibile. Il terzo episodio è quello direttamente collegato al primo lungometraggio Sin City. Nancy (Jessica Alba), dopo la morte di Hartigan (Bruce Willis) lavora come ballerina al Kadie’s Bar, seducente attrazione per gli avventori, con un unico scopo, vendicare la morte del suo amato, Hartigan, causata dal senatore Roark. Dei tre è l’episodio più debole, non tanto nella trama, poiché tutto il film è scontato, ma in questo terzo episodio la recitazione scende di livello, insomma Jessica Alba non è Eva Green! Una pellicola poco interessante supportata da ottimi attori può essere godibile, ma se anche la recitazione è carente diviene pessima. Basta guardare la serie tv Bullet in the Face Canadese del 2012 ideata da Alan Spencer, per avere un prodotto più originale e divertente. La storia è ambientata a Brüteville, una città cupa e contesa da due malvagi boss mafiosi, l'agarofobico ed elitario Tannhäuser e l'ottuso Racken. Tra i quali si muove come una pedina impazzita il killer sociopatico Gunter Volger, e una dark lady da far invidia a quelle dei migliori fumetti noir, Martine Mahler. Chi ha amato il primo Sin City, rimarrà molto deluso dal secondo. Sin City è un piccolo capolavoro e la sarcastica testa mozzata di Benicio del Toro parlante ad uno spietato Cliwe Owen, la ciliegina sulla torta! Sin City: Una Donna Per Cui Uccidere una copia mal riuscita. Certo raggiungere il livello del primo sarebbe stato difficile, ma decisamente potevano fare di meglio.
Articolo del
05/11/2014 -
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