Alan Turing è un uomo, un eroe, un genio, il padre dei computer che anche in questo momento stiamo usando per leggere questo articolo, per scriverlo. Pensiamo a quanto i computer facciano parte della nostra vita e poi andiamo a vedere The Imitation Game, la storia di un grande successo, una grande guerra, discriminazione, amore, genio, ingiustizia e il proverbiale elefante nella stanza: l’omosessualità. In summa The Imitation Game è sì un piccolo thriller, un film drammatico, ma più di tutto è la storia di Alan Turing uomo e omosessuale, genio e solo.
Non mentirò è una storia triste. Senza mentire scrivo anche che è una storia bellissima, un biopic intimo e toccante.
Benedict Cumberbatch è Turing, faccia, voce e manierismi: viene voglia di abbracciarlo tanto forti sono le emozione che passano dai grandi occhi azzurri attraverso lo schermo fin dentro lo spettatore. Attorno a lui Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, il cast è impressionante ma corollario di una performance straordinaria.
La regia è leggermente sconnessa, la sequenza degli eventi e gli inserti di flash back un po’ confusi, ma in casi come questo è difficile dire se si tratti di un “errore” o di una rappresentazione visiva ed estetica delle caratteristiche del protagonista; tra sguardi evitati, conversazioni incomprese, il chiaro disturbo ossessivo compulsivo di Turing così ben visibile negli atteggiamenti portati sullo schermo da Cumberbatch forse non è sbagliato pensare che (regista) abbia creato confusione di proposito, per creare il senso della persona dietro al personaggio, per farci sentire un po’ come lui: scombussolati, fuori posto eppure costretti a vedere, seguire, capire, prestare attenzione. “Sta prestando attenzione?” Così Turin apre il film da una stanza interrogatori.
Colonna sonora cucita con una perfezione matematica da Alexandre Desplat, segue, avvolge, sconvolge ed emoziona. Diretto da Morten Tyldum, fresco registra norvegese (Headhunters, Buddy) e sceneggiato dal giovanissimo Graham Moore, basato sulla biografia Alan Turing: The Enigma di Andrew Hodges.
The Imitation Game è complesso, emozionante, struggente, avvincente, sorprendente, semplicemente stupendo, coinvolgente, divertente, triste, pieno di amore, pieno della cattiveria omofoba di quegli anni, disperato e pieno di speranza. Perché anche se tutti possiamo sapere come va a finire, il finale non lascia l’anima pesante, vediamo la bruttezza della discriminazione e la bellezza della vittoria.
Una certezza: l’Enigma non è solo la macchina nazista, ma la vita di questo matematico, criptologo, gay, eroe, uomo la cui vita è stata spezzata da un mostro tanto spaventoso quanto il Terzo Reich ma tanto vicino a casa. Toccare il computer da oggi avrà, qualche volta magari non sempre, un significato più profondo grazie a queste due ore di “semplice” intrattenimento.
Articolo del
07/01/2015 -
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