Nel giorno del quinto anniversario del suo matrimonio, Amy Dunne (Rosamund Pike) scompare misteriosamente. Tutti gli indizi conducono al marito Nick (Ben Affleck) che diventa il sospettato numero uno.
Breve ma fondamentale premessa: parlare di un film come Gone Girl (brutto e totalmente sbagliato il titolo italiano L’Amore Bugiardo) senza entrare nello spinoso campo degli spoiler è pressoché impossibile. Per questo motivo consiglio la lettura dell’articolo dopo la visione del film.
David Fincher è uno di quei nomi che non ha bisogno di presentazioni. È dai tempi del cult Seven che si è imposto nel panorama cinematografico come uno tra i più dotati e interessanti registi statunitensi. Dopo capolavori come Fight Club, Zodiac e The Social Network (il perfetto film specchio dei nostri tempi che le future generazioni utilizzeranno per analizzare il periodo storico che stiamo vivendo) il regista di Denver riesce ancora una volta a centrare nel segno.
Con Gone Girl Fincher, rielabora l’omonimo romanzo di Gillian Flynn (autrice anche della sceneggiatura), costruendo un solido thriller godibile che si diverte a stupire lo spettatore meno avvezzo al genere (e riuscendoci, visti gli alti incassi del film). Insomma, in apparenza, siamo dalle parti di opere puramente di genere come The Game, Panic Room e Millennium.
Ma, se lo si analizza a fondo, Gone Girl rivela una complessità che queste poche righe non possono certo esaurire.
Prima di tutto l’ultima fatica di Fincher è, come The Social Network, il ritratto spietato di una società malata, fondata sul mito dell’apparenza. Che sia il matrimonio, le memorie scritte in un diario o l’appello accorato di un marito affranto affinché si vada alla ricerca della moglie scomparsa, le azioni dei personaggi sono comunque funzionali a offrire alla società – dicasi i media – un’immagine appetibile e quasi perfetta di se stessi, benché profondamente affettata.
Se nella chiusura di The Social Network, in cui troviamo un Zuckerberg totalmente solo mentre John Lennon canta una sarcastica Baby You’re A Rich Man, Fincher si diverte a sfatare e distruggere il valore dell’amicizia e dei rapporti umani declinato nelle nuove tecnologie in Gone Girl la vita e il matrimonio vengono rappresentati come un grande facebook nel quale è necessario curare e ripulire sempre il proprio profilo. Anche quando ci scattano una fotografia davanti al ritratto di nostra moglie scomparsa. Ma sotto questa patina luccicante si nasconde una realtà ben diversa.
Nick non riesce ad accorgersene. Ma persone come Amy che, dopo aver vissuto tutta la propria infanzia sotto i riflettori, (i genitori infatti hanno scritto celebri romanzi per bambini con protagonista una versione migliorata di Amy) decide di ribellarsi a questa gabbia mediatica imposta e di sfruttarla a proprio vantaggio fino a diventare la versione aggiornata e moderna di una spietata femme fatale. Una donna finalmente padrona della propria vita e del proprio destino, incarnata splendidamente da Rosamund Pike.
Ci troviamo di fronte insomma a un’originale e provocatoria storia di emancipazione femminile, che rende ridicole le molte accuse di misoginia rivolte a questo film. Basti osservare l’universo maschile dipinto da Fincher: una fauna di uomini mediocri come Nick Dunne (e il sorriso ebete di Ben Affleck è paradigmatico oltre che una scelta perfetta), deboli (il Desi Collings interpretato da Neil Patrick Harris) o ottusi (vedasi il poliziotto che non azzecca mai una supposizione). Mentre a fare da contraltare troviamo donne problematiche ma decisamente forti. Basti pensare, escludendo la protagonista, alla sorella gemella di Nick, Margo, (l’esordiente Carrie Coon, con i suoi sguardi di compassione verso il fratello, è uno dei punti forti del film) oppure all’attenta e sagace detective Rhonda Boney.
Il tutto raccontato da Fincher attraverso una regia essenziale, aderente al racconto (i virtuosismi visivi che caratterizzavano Fight Club e Panic Room sembrano un ricordo lontano) dal ritmo serrato (meraviglioso il montaggio di Kirk Baxter), sostenuto dalla solita cura fotografica e dal bellissimo score musicale del Nine Inch Nail Trent Reznor e di Atticus Ross.
Insomma si sta parlando di un film imperdibile che, attraverso il suo pessimismo e nichilismo, vi prenderà allo stomaco e vi farà uscire dalla sala scossi. Oltre che farvi guardare la vostra dolce metà con occhi diversi.
Articolo del
20/01/2015 -
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