L'incontro tra il grande recluso, poetico cantore del Novecento, Thomas Pynchon e le narrazioni corali e visionarie di Paul Thomas Anderson. È un evento atteso da sempre: la trasposizione cinematografica delle avvolgenti narrazioni pynchoniane, con la lirica cinematografia di P.T. Anderson, qui sceneggiatore unico a partire da Pynchon, appunto. Un successo di due ore e mezzo, ma che vorremmo non finisse mai. E chissà come potrebbe andare se ci pensasse anche l’altro, geniale, Anderson: Wes!
Vizio di forma è un noir altamente ironico e destrutturato, scritto in modo superbo da Thomas Pynchon (Inherent Vice, vizio intrinseco, 2009, tradotto in italiano da M. Bocchiola, per Einaudi, 2011) l'Autore principe del post-modernismo, con capolavori, tra gli altri, come L'incanto del lotto 49, V, Vinland, Contro il giorno e soprattutto L'arcobaleno della gravità. In questo caso è un divertissement quello di Pynchon, con una narrazione sospesa sui mille piani di una scrittura sovrabbondante, che nel film diventa dilatata, collettiva, opera visiva, grazie a P.T. Anderson. Una solitaria traversata popolata da irriducibili e sconclusionate moltitudini nella lotta dell'amore contro l’avarizia e le paure dei micro-fascismi quotidiani. Accompagnate dalla musica di un altro talento, Jonny Greenwood, autore di colonne sonore (The Master dello stesso P.T. Anderson), ma noto soprattutto per essere il chitarrista dei Radiohead, che qui si inventa una partitura musicale che è narrazione sovrapposta alle parole e alle immagini e, soprattutto, ai contrastanti sentimenti dei molti protagonisti.
Nel film siamo sull'ultimissimo scorcio dei Sessanta (in realtà è il 1970, poco più avanti, rispetto al libro di Pynchon), subito dopo la brevissima e lisergica summer of love, quando tutto poteva ancora succedere, e in effetti molto succedeva, mentre le “settarie” paranoie mansionane (nel senso di Charles Manson) prendevano piede e il California dreaming veniva spezzato, represso e sepolto. Tra flessuose e incantevoli bionde e more, nelle maglie del tenente detective “rinascimentale” Bigfoot (un perfetto Josh Brolin), con la quotidiana presenza di Petunia, assistente del Dottor Buddy Tubeside, somministratore di vitamina B12, “un eufemismo per indicare il mix di anfetamine specialità del medico”, si aggira l'eroe dissipatore ed erratico, investigatore privato, freelance delle occasioni perse, “Doc” Larry Sportello: uno stonatissimo, superbo, Joaquin Phoenix in versione Dude Lebowski al rallentatore degli anni Sessanta, con basettoni chilometrici e postura che evoca John Belushi in panama, ciabatte e abiti multicolor.
Doc ha il suo ufficio di investigazioni "LSD INDAGINI" - Localizzazione, Sorveglianza, Discrezione - dal quale si diparte, con una zanna (fang) di ottima erba sempre pronta all'accensione e all'aspirazione in una sognante ricerca di distorte tracce delle mille realtà parallele e freakettone che attraversavano la costa californiana in quegli anni. Ci accompagna in questo lento e avvolgente peregrinare Sortilège (voce e viso da favola nordica di Joanna Newsom, precoce arpista e folksinger di culto, originaria di Nevada City), ex impiegata di Doc, voce narrante del film e interprete delle magiche affabulazioni di Thomas Pynchon. E tutto parte da un'altra ex, in questo caso fidanzata di Doc: Shasta (la splendida Katerine Waterston) che dai party in spiaggia ha tentato l'andata e ritorno da Hollywood e diventa l'innesco per la discesa in iperrealistici omicidi dei quali viene ingiustamente incolpato lo stesso Doc. E allora ecco l'amico avvocato Sauncho Smilax (un Benicio Del Toro poco valorizzato) esperto in diritto marittimo e teorico del vizio intrinseco: un peccato originale? Domanda il Doc di Pynchon. “È quello che non puoi evitare – disse Sauncho – qualcosa che le polizze marittime non vorrebbero coprire. Di solito riguarda il carico – per esempio le uova che si rompono...ma qualche volta è anche il natante che le trasporta. Come quando bisogna pompare le sentine”. E il vizio intrinseco si trasmette alla trama delle nostre esistenze. E a una trama filmica volutamente impossibile da seguire. Perché conviene seguire le solitudini che si incontrano e scontrano e P.T. Anderson ci invita a “stare”, e quindi a “perderci”, nel mood circolare, avvolgente, frammentato, lisergico e dilatato del lento peregrinare di Doc Sportello.
Così l'orribile e praticamente “invisibile” Mickey Wolfmann (Eric Roberts), un ebreo che si circonda della Fratellanza Ariana, fidanzato scomparso di Shasta e palazzinaro multimiliardario, si trasforma in un “flippato” edificatore di case da regalare, anche agli sconclusionati hippies californiani. E allora verrà rapito, messo sotto tutela, prima che possa attuare il suo piano sovversivo di costruire e regalare abitazioni. E Pynchon scrive queste cose nel 2007-2008, piantato nella bolla immobiliare dei mutui subprime che ancora produce Depressione, in giro per il mondo. Diritto alla casa, contro la speculazione edilizia e finanziaria. Così Paul Thomas Anderson, dopo averci narrato magistralmente le origini del capitalismo “proto-estrattivo” con Il Petroliere, giunge al trip distopico del casinò capitalism degli speculatori di tutte le rendite di posizione possibili.
Ma certo che le depressioni e i deliri psichici, insieme a una montagna di sorrisi e vere e proprie risate, attraversano l’intera “visione” di Vizio di forma, tra surfisti “spiaggiati”, “malinconie infantili”, rocker rinchiusi in affollate comuni, dentisti cocainomani, poliziotti violenti e agenti FBI derisi, militanti Black Panthers, mistici, sassofonisti morti viventi e infiltrati nei movimenti sociali (il solito, grande Owen Wilson, un Coy alla ricerca del suo, lontano, amore familiare), odiosi nazisti e fascisti per la libertà, spacciatori, ex-galeotti e una costante nube di profumatissima erba che accompagna questa caleidoscopica Odissea californiana delle forze dell'amore. Eppure “gli investigatori privati dovrebbero stare alla larga dalla droga, tutti quegli universi alternativi non fanno che complicare un bel po' il lavoro”.
E se Pynchon ci regala sempre pagine spettacolari, Paul Thomas Anderson le riverbera sullo schermo, dilatandole e amplificandole: oscure allusioni al diritto marittimo, tra vizio intrinseco e la misteriosa Golden Fang, la zanna d'oro, una barca che non attracca mai. Quindi i ricoveri volontari e coatti nella costosa casa di cura Chryskylodon: “lo sguardo aperto e scintillante di Japonica (Sasha Pieterse), che non si limitava in quel momento semplicemente a pensare ad altri mondi, ma li stava effettivamente attraversando”. La stessa Japonica in lotta contro suo padre e ostaggio del dentista cocainomane Rudy Blatnoyd (un esilarante Martin Short, nella scena forse in assoluto più divertente). Eppoi la presenza pervasiva di John Garfield (nel film declinato in altro nome), attore perseguitato perché accusato di filocomunismo sul finire degli anni Quaranta e morto in solitudine roso dall'alcool. In sottofondo il pessimo, invasato, Richard Nixon. E molto, molto altro ancora.
Per concludere: un libro e un film che si consigliano vivamente. Puro piacere lungo due ore e mezzo, per amanti del perdersi e ritrovarsi in libri, film e vita. Thomas Pynchon e Paul Thomas Anderson ci indicano che dobbiamo provare a condividere mondi paralleli di buona vita, nelle maglie distopiche del presente. Con ironia e stile, contro tutti gli ottusi che quotidianamente ci perseguitano, a fianco dei ribelli più comici e strampalati. Per far diradare la nebbia che ci avvolge. Rileggendo Thomas Pynchon. Vedendo il cinema di Paul T. Anderson. Dalla parte di quel Doc Larry Sportello che noi tutti in parte siamo, con la nostra Shasta (“questo non significa che ci rimetteremo insieme”). Per aprire nuove, piccole, parentesi di luce, raggi di sole, illuminazioni, che inquadrano Doc, mentre guida la sua macchina, sempre più avanti, abbracciato a Shasta. Ostinatamente, lentamente e silenziosamente.
“Aspettare qualunque cosa potesse succedere”. “Che la nebbia si sciogliesse e che al suo posto, stavolta, ci fosse qualcos'altro”. Buona visione: è proprio il caso di augurarvelo!
Articolo del
03/03/2015 -
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