Michael Mann
Blackhat
Azione, Drammatico, Thriller - USA, 135'
Forward Pass, Legendary Pictures, Universal Pictures
di
Elisabetta Lanzillotti
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Amiche e amici amanti di cinema e serie TV, in queste settimane attenzione, il cyberspazio ha invaso il “tubo catodico” e gli schermi; imparerete nuovi termini come cappelli neri e cappelli bianchi, vedrete tante, tantissime lettere, numeri, simboli che ai più creeranno fascinazione, scompenso emotivo a chi ha fatto sempre fatica in matematica e informatica. Blackhat, il cappello nero, ovvero il termine usato dai professionisti per definire (semplifico più possibile) gli hacker “cattivi” che si nascondono nel profondo web e complottano per distruggere e far bruciare il mondo: si, alcuni blackhat vogliono solo veder bruciare il mondo, prendiamo la citazione da uno dei newcomer televisivi, CSI: Cyber, che a sua volta l'ha preso da The Dark Knight.
Tra codici e terrorismo informatico il bel Chris Hemsworth è il protagonista della storia che non ha storia, della pellicola diretta da Michael Mann, colui che fino a 10 anni fa aveva un certo prestigio e poi ha diretto Miami Vice.
Un po' di contesto: attentato ad impianto elettrico nucleare in Cina da parte di un hacker cattivissimo che ci viene sconsolatamente presentato per la maggior parte del film come un misto fra gli antagonisti di James Bond e il serial killer del Silenzio degli Innocenti, inquadrato di schiena, al telefono, un dito sul tasto enter; collaborazione tra giovani e bellissimi agenti orientali perché di questi tempi va tanto di moda e una parte definibile solo come laterale alla pluri-riconosciuta Viola Davis. Un secondo attentato al mercato azionario rende necessario l'aiuto dell'hacker più bravo mai conosciuto dal militare antiterrorismo informatico cinese, cioè il suo vecchio compagno di college: Nick Hathaway aka Thor. Purtroppo Hathaway è talmente bravo da essere in prigione per reati informatici, ma perché soffermarsi sui dettagli.
Codici su codici dopo, l'ovvio innamoramento con la geeky sorella del cinese, tutto e nulla accade nella prima ora e venti minuti abbondanti del film, da catalogarsi come il lungometraggio pieno di “bella gente” più noioso dell'anno. L'azione si dipana cruenta e violenta, ma con grazia e slow motion nel finale, scontato.
Le premesse erano ottime, lo sviluppo della fotografia eccellente, peccato per l'assoluta mancanza di ingegno nello script pieno di lacune e personaggi piatti come un foglio di carta.
L'ostentazione della minaccia informatica sta mietendo vittime eccellenti. Come si diceva più su a proposito, il nuovo spin-off di CSI: la povera Patricia Arquette, che quest anno è stata inondata di premi e lodi, imbarazzata e imbalsamata in 45 minuti alla settimana pieni di se e perché, e ci sono anche Dawson e Bow Wow. Blackhat intriga prima della visione, Chris Hemsworth e Viola Davis sono attori da traino al botteghino, eppur si muovo faticosamente stanchi tra una scena asiatico-trash-chic e dialoghi che già avrebbero quasi fatto pietà negli anni doro dei film d'azione.
Se non fosse per qualche sequenza davvero ben girata e la colonna sonora firmata da Atticus Ross, Blackhat sarebbe stato un film perfetto per Nicolas Cage.
Articolo del
30/03/2015 -
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