Esce finalmente il film verosimilmente più atteso del pianeta Terra, e la vera e propria prova del nove per J. J. Abrams, che dopo essersi imposto come piuttosto credibile successore dello Steven Spielberg dell’epoca d’oro (con Super 8, a tutt’oggi il suo miglior exploit), adesso tenta il colpaccio che nessuno avrebbe osato: seguire le orme di George Lucas, l’altro cineasta dei sogni. Orme che lo stesso Lucas aveva faticato a seguire, a detta di molti, confezionando anni fa una trilogia prequel che fece mugugnare molti. Famigerata è infatti la possessività dei fans di Star Wars, che ritengono loro esclusiva (e sacra) proprietà la saga, e per saga intendono il suo vero cuore, la Trilogia Originale.
Questo non fa altro che dimostrare come Lucas sia riuscito nel suo intento di creare una nuova mitologia, laica e universale, sposandola al mondo avventuroso e colorato della pop culture nella quale crebbe immerso: e Luke Skywalker sostituì nei nostri cuori moderni e atei gente come Teseo, Ulisse, Ercole. Il mentore di Lucas, Joseph Campbell, docente di mitologia comparata, applaude il suo illustre padawan da lassù…
Come affronta Abrams tutto questo? Tornando alla Tradizione. Dopo tonnellate di romanzi e fumetti (il cosiddetto expanded universe) che hanno osato continuare le vicende di Skywalker e compagni, J. J. restituisce al medium cinema la priorità che gli compete, spazzando via quegli apocrifi fiumi di inchiostro e decidendo in prima persona cosa far succedere davvero. Il tutto sul filo della nostalgia, la carta più giocata da un cinema hollywoodiano in crisi (Jurassic World, Lo Hobbit, e tantissimi altri, insegnano).
Trenta anni dopo, la Seconda Repubblica ancora lotta con i cocciuti rimasugli del fu Impero (i militari ovviamente), che si fanno chiamare Primo Ordine. Una nuova generazione di ventenni/trentenni, che quindi non ha vissuto gli eventi della ribellione, sente parlare come di leggende di quegli eroi, e quasi non ci crede del tutto… (Furbata metafilmica, perché quei ventenni/trentenni saranno anche in platea a vedere il film, si rispecchieranno nei personaggi sullo schermo, e vivranno la saga in prima persona, come fecero quelli della generazione precedente). E la Forza, il grande collante mistico universale, dopo avere incoronato Luke a nuovo messia, sembra in stasi… occorrono nuove persone a portare pace ed equilibrio nella galassia.
Il primo episodio dell’era post-lucasiana riserva pochissimi ma destabilizzanti colpi sotto la cintura (dopotutto parliamo del genio di Lost) in un panorama molto, molto familiare, che rende il film il più grande déjà-vu della Storia del Cinema. Entertainment di razza, confezione impeccabile, ma l’idea di fondo è quella di una grande staffetta galattica in cui gli atleti spompati passano il testimone a quelli più freschi. Dai vecchi appunti del dimissionario Lucas sulla vagheggiata terza trilogia, questo probabilmente avrebbe dovuto essere, ma, come abbiamo visto, sembra che in Star Wars sia il popolo dei fans a giudicare dittatorialmente ciò è giusto e sbagliato, e non gli intenti del creatore. Crediamo che, volendoci astrarre mentalmente per un attimo dall’irrazionalità da fandom, Abrams stia pericolosamente camminando sul sottile filo di lama dello Stucchevole.
E’ pur vero tuttavia che una saga così lunga e colossale come Star Wars andrebbe inquadrata con una lente molto più ampia, per vederla complessivamente dall’alto, al di là dei singoli momenti: per questo attendiamo con ansia le nuove, inattese direzioni in cui potrebbero portarla i due nuovi registi selezionati per i prossimi episodi (Rian Johnson e Colin Trevorrow, sembrerebbe), meno zerbini del Mito, e ancora più coraggiosi nell’inventiva.
Articolo del
17/12/2015 -
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