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Danny Boyle
Steve Jobs
Biografico, Drammatico - USA, 122’
2015
Cloud Eight Films, Decibel Films, Management 360
di
Elisabetta Lanzillotti
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Una conoscenza personale ha riassunto in uno status di Facebook l’essenza del film: “Danny Boyle, non pervenuto” (cit.). C’è chi è cresciuto con Trainspotting, 28 Days Later, poi guarda questo film è ha dei dubbi, va a riguardare Trainspotting e si dimentica di questo biopic tanto velocemente quanto amaramente perché anche chi non è fa della Apple o dell’uomo che ha creato l’impero Steve Jobs di Danny Boyle era tanto atteso. Cast stellare buttato al macero di scene scritte coi piedi da qualcuno che ha frequentato la scuola del cinema classico dell’ovvio– faccio vedere questo adesso, così più avanti nel film lo rimetto e tu capisci. Michael Fassbender è aridamente ben preparato alla rappresentazione di un uomo che non era né simpatico, né carismatico, bello, affascinante o in qualche modo decente nella vita; tutto sommato Fassbender deve aver lavorato moltissimo per azzerare la propria presenza scenica. Kate Winslet è stata nominate per premi vari, più per rispetto che per grandeur della perfomance. Seth Rogen è Steve Wozniak, nel film utile solo per sottolineare il complesso divino di Jobs e per farsi insultare al limite della decenza quando un ottimo Fassbender pronuncia le parole rain e man di seguito nella stessa frase. Lo sceneggiatore Aaron Sorkin (Codice d'onore, The West Wing) si è difeso sui media. Tecnicamente non si può dire nulla di male, l’esetica del film è piacevolmente asimmetrica, di pochissimo, un cenno all’ossessione per il NeXT di Jobs? Un accenno all’ego inumano del protagonista? Forse. Danny Boyle tenta di farci emozionare alla fine, ma proprio alla fine, con un montaggio epilettico di lucine tra squardi alla Spielberg, ma ha la stessa funzionalità del cubo perfetto della NeXT: nulla. Un film guardabile, non un film eccezionale, che parla dell’uomo che certo ha cambiato la percezione del mondo ma ha lasciato un vuoto umano pari allo spessore del film che ne vuole raccontare la storia: più o meno un iPhone.
Articolo del
07/02/2016 -
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