Dopo anni di scorpacciate di eroi Marvel, parte finalmente il carrozzone di quelli DC Comics, la (eterna) seconda casa editrice di fumetti d’America. Dopo L’Uomo d’Acciaio, che rileggeva le origini di Superman in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, arriva ora Batman, unico eroe DC a trascinare davvero le masse di non-lettori al cinema. E per solleticare ancora di più il pubblico, stavolta i due pesi massimi saranno l’uno contro l’altro armati.
E’ curioso innanzitutto che sia la DC a portare per prima nelle sale un conflitto supereroistico, e soprattutto un film che si interroga apertamente sulle diverse filosofie e ontologie dei diversi eroi. Fu la Marvel la prima, negli anni ’60 a scavare nelle menti dei tipi in calzamaglia, rivelandone fragilità e ossessioni, mentre sulle pagine DC gli eroi erano da sempre tutti amici e si davano grandi pacche sulle spalle a vicenda. Da quando entrò in gioco la Marvel, con i suoi “superproblemi”, Batman e soci hanno fatto fatica a stare al passo, mettendoci decenni per adeguarsi.
Oggi sono invece i film Marvel ad essere solari, e spesso nascondono le pur raffinate psicologie degli eroi dietro un atteggiamento scanzonato; la DC, già con il capostipite (L’Uomo d’Acciaio, confrontatelo con il capostipite Marvel, Iron Man) immerge tutto nell’oscurità di un mondo senza gioia, visivamente ispirato ai film di Christopher Nolan… Ma Zack Snyder non è Nolan, e il suo Superman non entusiasmò granché.
Batman v Superman: Dawn of Justice (prodromo del futuro film sul supergruppo della Justice League) vede ancora Snyder al timone (perseverare è diabolico, a questo punto). Però, nel tentativo di risolvere i problemi del primo episodio, interviene Chris Terrio (Argo) alla sceneggiatura: la pesantezza produttiva ne risulta in parte attenuata, tuttavia alcuni svarioni nello script e un certo, ossessivo “appetite for destruction” lasciano ancora molto perplessi. Michael Bay è ad un passo.
Il film riprende la storia dove era stata lasciata: Superman e Zod hanno devastato Metropolis con il loro scontro. Un grattacielo, proprietà di Bruce Wayne, miliardario di giorno e giustiziere-pipistrello di notte, viene raso al suolo con centinaia di impiegati al suo interno. L’Umanità comincia a riflettere su Superman e sulla effettiva utilità e sicurezza garantita dai suoi poteri divini: salvatore o angelo della distruzione? Bruce Wayne non ha dubbi, sceglie la seconda, e muove guerra, nei panni di Batman, al semidio. Nel mezzo si muovono, ognuno con la propria misteriosa agenda, il giovane, ricco e psicotico genio Lex Luthor e un’enigmatica donna guerriera.
Il Batman “anziano”, logoro, e nello stesso tempo culturista, di Ben Affleck, è figlio diretto delle pagine milleriane de “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”, una delle opere cult del fumetto mondiale, e piacerà forse più ai lettori che allo spettatore casuale. Jesse Eisenberg è un molto criticato Luthor, ma “gigioneggia” (o forse dovremmo dire “eisenbergheggia”) nel ruolo come già tutti quanti i suoi predecessori avevano fatto. La ex Miss Israele Gal Gadot porta sulle sue belle spalle il peso di essere la prima Wonder Woman cinematografica mai vista, sebbene fugace, ma è uno dei punti di forza del film, e la sua futura pellicola in solitaria è attesissima.
Il problema dei film sugli eroi DC è quello, eterno, di volersi differenziare da quelli Marvel, mantenendone però la profondità e la modernità. Le stampelle di Nolan da un lato e quelle di Snyder dall’altro non sembrano sostenerli abbastanza da produrre risultati criticamente soddisfacenti: per il pubblico non c’è rischio, guarderà qualsiasi cosa abbia un bel trailer. Ma i fans veri, e i critici, continuano a restare freddi. Attendiamo con ansia il prossimo Suicide Squad, primo episodio non-snyderiano, per risollevare l’asticella.
Articolo del
24/03/2016 -
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