Un glorioso e spettacolare antefatto ci svela che i mutanti erano tra di noi anni prima che il mondo moderno scoprisse la loro esistenza, vissuta inizialmente come minaccia globale e poi tollerata almeno in apparenza per quieto vivere. Nella più remota antichità regnava infatti Apocalisse, mutante imperituro e dotato di poteri tali da farlo assurgere al ruolo di Dio assoluto. Risvegliatosi da un sonno millenario nel 1983, di fronte ad una società che egli ritiene corrotta e degradata, soprattutto perché non riconosce più la sua natura divina, il vetusto ma potentissimo Apocalisse decide che è ora di ripartire da una tabula rasa e far fuori i deboli esseri umani. Nel perseguire questo intento chiamerà a se quattro discepoli mutanti, ma dovrà scontrarsi con il Professor Charles Xavier, che insieme alla ribelle Raven raduna nella sua accademia un nuovo team di giovani X-Men, pronti a tutto pur di salvare un’umanità a cui in fondo sentono di appartenere.
Un villain di dimensioni titaniche dunque, così come titaniche sono le aspettative dei fan nei confronti di Bryan Singer e Simon Kimberg, “colpevoli” - rispettivamente come regista e sceneggiatore - di aver realizzato con il secondo capitolo della nuova saga (X-Men: Giorni di un futuro passato) un film di grandissimo successo e impatto. Ed è forse al tentativo di superarsi e liberarsi dal giogo di una insostenibile pressione che si devono degli errori di scrittura e regia che rendono davvero poco efficace la prima parta del film. Questa infatti segue separatamente le vicende di Mystica, Magneto, Charles Xavier e Apocalisse (interpretato dalla star del momento Oscar Isaac), oltre ai primi passi delle nuove giovani leve, e i vari livelli di narrazione sono così diversi per ritmo, ampiezza di respiro e intensità, che l’intreccio che ne risulta è inizialmente stridente e poco omogeneo. Solo quando finalmente la maggior parte dei personaggi si trova riunita nelle due fazioni il film prende il giusto slancio e inizia il divertimento: sequenze ricche di azione, effetti speciali spettacolari e scene mozzafiato che riescono quasi a farci percepire la minaccia di un’apocalisse vera e propria. Nello stesso momento assistiamo al risveglio delle coscienze che porta con sé le inevitabili morali della favola: la strada della vendetta e del rancore è sbagliata, così come l’intolleranza; poi c’è la mitica unione che fa la forza, anche quando il nemico sembra imbattibile. Niente di nuovo, ma comunque sempre un po’ emozionante e va benissimo così perché X-Men: Apocalisse è un blockbuster sui supereroi e non un trattato di filosofia.
Davvero ben riuscita e godibilissima l’ambientazione anni ottanta che si avvale di una colonna sonora importante e molto azzeccata. Ottima la performance di tutto il cast, bello l’ulteriore approfondimento dei personaggi già noti e l’introduzione dei nuovi ma non meno importanti X-Men. É soprattutto a questi ultimi che si devono i momenti più ludici e le battute più divertenti, come quella, velenosamente profetica e riferita alla saghe cinematografiche, con cui una delle giovani mutanti afferma che il terzo film è sempre il peggiore. Menzione d’onore per Tempesta, Nightcrawler e un eccellente Quicksilver interpretato da Evan Peters. Interessante anche la descrizione del rapporto profondo che lega la giovane Jean Grey (la Fenice, portata sullo schermo da Sophie Turner, la mitica Sansa de Il Trono di Spade) al Professor Xavier. L’ironia come sempre non manca ma forse Singer ha travisato l’accezione post moderna del concetto di autoreferenzialità: le dinamiche dei film di super eroi tendono già a ripetersi ciclicamente per propria natura, aggiungere una quantità esagerata di flashback non è purtroppo d’aiuto, ma anzi diluisce l’impatto emotivo della pellicola, indebolendo le scene dove ci dovrebbe essere maggior pathos. Allo stesso modo una dialettica meno didascalica e un uso maggiore e più accurato del simbolismo avrebbero potuto potenziare maggiormente alcuni momenti della pellicola.
In sostanza la quantità di soddisfazione ricavabile dalla visione da X-Men: Apocalisse dipende da fattori squisitamente soggettivi: quanto, come e di chi si è fan, ma soprattutto cosa ci si aspetta da questo terzo capitolo. Il consiglio è di andare al vedere il film liberi da ogni tipo di riserva, divertirsi e farsi la propria idea.
(voto 2,5 / 5)
Articolo del
11/05/2016 -
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