Martin Scorsese
Silence
Drammatico – USA, 2016 – Durata 161'
Cappa Defina Productions, CatchPlay, Cecchi Gori Pictures, Fábrica de CineSharp, Sword Films, Sikelia Productions
di
Sarah Pompili
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Portogallo 1633. Anni di attesa, silenzio e speranze vengono spazzati via dall’arrivo di una lettera del gesuita Padre Ferreira (Liam Neeson). Il prete comunica di aver abbandonato la missione di evangelizzare il Giappone, dopo anni di tremende persecuzioni a carico dei cristiani, e di aver commesso apostasia. I suoi due giovani pupilli, Padre Rodrigues (Andrew Garfield) e Padre Garupe (Adam Driver), rifiutano di credere alla disfatta del loro mentore spirituale e decidono di partire per il paese del Sol Levante per verificare l’accaduto, incuranti dei pericoli dovuti alla crudele inquisizione contro il cristianesimo condotta senza pietà in quelle terre . Per iniziare questa impresa che potrebbe costare loro la vita devono inoltre affidarsi a Kichijiro (Tadanobu Asano), un giapponese che ha avuto contatti in passato con i “Padres” - di cui conosce quindi la lingua - che però ha tradito i suoi stessi compaesani ripudiando e rinnegando più volte la fede cristiana.
Con questa pellicola si realizza finalmente un progetto che Martin Scorsese ha avuto in cantiere per più di 30 anni, ovvero l’adattamento cinematografico del romanzo Silence dello scrittore giapponese di fede cristiana Shusaku Endo. Le vicende riportate nel libro si ispirano a fatti storici e hanno per protagonisti personaggi basati su Padri gesuiti che hanno realmente vissuto la persecuzione in Giappone. Il film inizia dunque descrivendo la dolorosa situazione dei cristiani in estremo oriente, torturati e massacrati dai rappresentanti dell’ordine costituito. Imponenti paesaggi naturali dalla bellezza aspra e selvaggia, villaggi rurali e cittadelle feudali, ampiamente glorificati da un’ottima fotografia, fanno da sfondo al dramma dello scontro di due culture, due civiltà diverse ma altamente evolute, che lottano per affermare il potere e il primato della propria religione. Si tratta purtroppo di un tema terribilmente attuale, ma il vero soggetto del lavoro di Scorsese non è la religione in sé per sé, bensì il rapporto tra uomo e fede, manifestato soprattutto attraverso concetti quali la redenzione, l’espiazione e l’abbandono. Il maestoso racconto storico, quasi un kolossal moderno, è in realtà la superficie che, una volta grattata, lascia intravedere un’esperienza e un cammino più intimi e di forte impatto: il percorso di crescita e la presa di coscienza del giovane Padre Rodrigues. Costantemente messo alla prova dalle condizioni estreme che è costretto ad affrontare, il ragazzo inizialmente animato da un certo ottimismo quasi testardo e dai più puri propositi, inizia presto a rendersi conto dei vari modi in cui la religione può venire distorta e di come la fede possa essere una lama a doppio taglio. Silence si rivela come una grande storia di dolorosa crescita. Poco alla volta la fiducia di Rodrigues inizia a vacillare ed egli si interroga con quesiti e dubbi vecchi come l’uomo, i dogmi si infrangono come onde contro la ragione resa acuta dalla disperazione assoluta. Morire e far uccidere il prossimo in nome di qualcosa che non si può spiegare neanche a sé stessi può essere considerato giusto? Le risposte forse sono sopite da troppo tempo in una cavità profonda e ancestrale dentro ognuno di noi. Il merito di Scorsese e della sua encomiabile regia è di averle messe a nudo nella prima parte della pellicola, sotto una luce accattivante che può rivelare prospettive di grande interesse. Parte del merito va sicuramente anche a tutti gli interpreti che, insieme al protagonista Andrew Garfield, regalano al pubblico un’interpretazione davvero impeccabile, quasi da brivido. Dopo un po’ però tutto il costrutto inizia a scricchiolare fastidiosamente. L’ultima parte del film purtroppo sembra interminabile, perde di intensità e va ben oltre la metafora, mostrando Padre Rodrigues ripercorrere per grandi linee il martirio di Cristo. Il registro narrativo cambia bruscamente e diventa estremamente didascalico, perdendosi di tanto in tanto in lungaggini francamente non necessarie. La durata un po’ eccessiva della pellicola non aiuta di certo.
Voto: 3/5
Articolo del
05/02/2017 -
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