In un futuro neanche troppo lontano e neanche troppo distopico, Logan affronta il nemico più pericoloso mai incontrato da qualsiasi mutante (o umano): se stesso.
Invecchiato ed inesorabilmente avvelenato dal suo stesso corpo Logan è vicino alla morte, è pronto a morire come ha vissuto nei momenti più bui, solo. In un mondo senza più mutanti, per quanto ne sappia il mondo, Logan va avanti per inerzia e per Charles, vecchio e non più in controllo dei suoi poteri tanto da dover essere rinchiuso in una cisterna nel deserto e medicato.
Il film non ci dice mai apertamente cosa sia successo, ma Charles ha perso il controllo in passato, ha fatto del male, forse anche Logan. Umani e mutanti morti. Il peso di un evento terribile affossa entrambi nel senso di colpa finché una donna riconosce Logan per quello che è stato, Wolverine, l’eroe, e gli affida il compito di una vita: salvare Laura, misteriosa bambina mutante dalle abilità simili alle sue, molto simili…
La regia regala momenti di terrificante dolcezza e scene di rinfrescante brutalità avvolti nella luce.
In questo film, vietato ai minori di quattordici anni (Rated R, come Deadpool), è come se tutta l’angoscia e la rabbia vengano tirate fuori con gli artigli e con il sangue. Logan mostra una violenza cruda, necessaria, al rallentatore, evidenziata da inquadrature strette, l’eccesso evidenziato piuttosto che sottinteso, il sangue e il realismo di cosa significhi uccidere. L’iconica maglia bianca di Logan non è mai candida come nei primi film del franchise, è insanguinata, sporca; mai meno iconica comunque e definitivamente l’outfit della battaglia finale dove tutto ciò che è stato nei film precedenti viene mostrato e portato a conclusione.
Animalesco, rabbioso, feroce, determinato, arrabbiato, solo contro tutti e circondato dalla famiglia che gli rimane, dolce, affettuoso, protettivo, coraggioso, stoico, tristissimo e finalmente felice: Logan, Wolverine, uno degli X-Men.
Azione ed emozione hanno peso uguale, le sequenze di fuga o combattimento tolgono il respiro a tratti, nella maniera buona. Il lato emotivo portato sullo schermo da Hugh Jackman (per l’ultima volta, chapeau) e Patrick Stewart nella migliore performance nei rispettivi ruoli da diciassette anni a questa parte mentre la piccola feroce Dafne Keen spezza il cuore tanto è perfetta per la parte.
Piccole info:
James Mangold dichiara di aver preso spunto da alcuni capolavori del cinema, due sono Shane (iconico western del 1953) e The Wrestler. E non si dice di più perché sarebbe subito spoiler.
La colonna sonora è spettacolare, chiusa in perfezione da The Man Comes Around diJohnny Cash
Agli X-Men e al passato del franchise sono dedicati tantissimi momenti e cenni, riferimenti aperti e easter egg. Non è possibile, né credo voluto, sapere in quale delle tante timeline attive nell’universo dei mutanti si collochi Logan, ma non importa perché questo film
“[..] sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di Sole: ed è subito sera.”
Grazie Wolverine.
Articolo del
05/03/2017 -
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