Proiettato al Festival di Cannes nel 2016, “Vi presento Toni Erdmann” approda nelle sale italiane in mezzo alle grandi aspettative suscitate anche dall’ottima accoglienza che ha avuto questa pellicola di Maren Ade, giovane regista di Karlsruhe. E, considerati i pellegrinaggi telefonici per trovare posti nei cinema romani, il primo weekend italiano di questo film deve essere andato alla grande.
Toni Erdmann è un film che racconta di quello che accade agli affetti, parla della compassione, si addentra in una umanità piena di contraddizioni dove da una parte c’è un padre nel pieno di una tempesta esistenziale e dall’altra una figlia che è immersa in un mondo nel quale il lavoro consuma tutto.
Il film contiene molti ingredienti originali ed è scandito da alcune scene di pura comicità, che però paradossalmente amplificano la delicatezza e la profondità dei molti temi toccati.
La maschera, il travestimento e la dissimulazione. Sono questi i punti centrali dentro cui si muove “Vi Presento Toni Erdmann”, in una lunga e articolata trama piena di scambi di identità, doppie personalità, gioco delle parti e commedia dell’assurdo.
Menzione speciale per Winfried, il padre, interpretato dal bravo Peter Simonischek, un attore austriaco che finora ha lavorato soprattutto in teatro; ma grandissima l'interpretazione dell’attrice Sandra Hüller, nel ruolo della figlia, quella Ines che alla fine è destinata a creare il maggior numero di interrogativi lungo l’intera durata del film.
L’eterno dilemma del rapporto tra padre e figli, il cinismo del nostro presente e la complessità degli affetti, muovono le fila di una pellicola intelligente che non intende dare alcuna soluzione semplice allo spettatore.
Quello che rimane più impresso nella rilettura di questa storia è la sfida personale di un padre che ce la mette tutta per ricostruire un canale di comunicazione forte con la figlia cercando testardamente di risvegliare in lei l’essenza e le emozioni, rimaste intrappolate nella morsa della vita di una donna in carriera.
E nella sua impresa personale Toni Erdmann riesce, involontariamente, a mandare un messaggio che va oltre le sue vicende personali, costringendo con le sue “maschere” tutti i suoi interlocutori a mettersi a nudo, a vincere l’imbarazzo di una falsa modernità e a mostrare (in qualche caso) il lato comico e piacevole della vita
Articolo del
06/03/2017 -
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