La mafia russa l’ha capito che non si deve svegliare il can che dorme, tanto meno ammazzare il cucciolo e rubare la macchina della leggenda, gli italiani fanno più fatica.
Il secondo capitolo (vivendo nella speranza che ce ne sia un terzo) della saga dell’assassino più assassinoso dell’associazione segreta della malavita mondiale si apre con un cenno alla fine del primo: John si riprende la macchia in una sequenza di azione su quattro e due ruote che apre il film con il botto da subito. Un breve recap nelle parole del sempre magnificamente “cattivo” Peter Stormare, qui ad interpretare il gangster russo parente di quelli del primo film: non sì deve sottovalutare John Wick, anzi, caso mai le storie che girano sono annacquate. Così come questa recensione, che inevitabilmente mancherà di far capire completamente quale capolavoro moderno sia questo film, uno dei più belli visti tra 2016 e l’inizio dell’anno.
John Wick cerca poi di andare di nuovo in pensione, fallendo, ma tutt’altro che miseramente. Etichettato come neo-noir anni dopo il tentativo di reinventare di nuovo il genere ai tempi di L.A. Confidential, The Black Dahlia, The Counselor, A History of Violence, Nolan, Shane Black.. tutti belli, tutti bravi; ma prendiamoli tutti, li mettiamo nel frullatore, aggiungiamo la presenza di Keanu Reeves scordandoci della parentesi Matrix, botte, tante botte, sangue, violenza e azione che potrebbe far impallidire la Marvel, il tutto eseguito con una raffinatezza sconcertante, tanta tanta eleganza che quasi ti dimentichi di aver visto il protagonista uccidere quasi tutto il cast corollario e gli extra.
D’altronde tutti erano stati avvisati, fuori e dentro il film. Non c’è dubbio che alcune scene siano forti, John Wick non è per tutti e non solo per la violenza della pellicola, ma soprattutto per la finesse che caratterizza l’esecuzione del film: quando si dovrebbero chiudere gli occhi per il troppo sangue la cinematografia li tiene fermamente aperti con splendide inquadrature dalla simmetria perfetta, effetti di luce e buio che hanno il potenziale di ipnotizzare ed il particolare inseguimento in un’esposizione di specchi che piega le regole dell’action movie con una regia iper-personale e personalizzata. Non girate lo sguardo, non è nemmeno detto che siate in grado di farlo.
Le scene d’azione sono tecnicamente perfette, le prestazioni degli attori eccezionali, mai sopra le righe, in un film che chiaramente lo è nel suo insieme gli alterchi, sparatorie, risse sono tutt’altro che, non la “danza” che i supereroi ci hanno insegnato negli ultimi dieci anni ma sequenze focalizzate ed estremamente realistiche.
A proposito, sulla questione della sospensione di realtà: dimentichiamocela, non tutto deve avere senso quando il film è eseguito con tal grazia, è un action thriller ambientato in un mondo di assassini mondiali, associazioni criminali improbabili e Morpheus che alleva piccioni underground (guardando quest’ultima frase avrà più senso).
Il cast:
Per chi si è chiesto cosa ci facesse un attore del calibro di Ian McShane nella pubblicità del caffè John Wick ha la risposta: l’abbiamo evidentemente scambiato con Riccardo Scamarcio che sorprende nel ruolo del villain principale, mafioso italiano, nulla di troppo fuori mano, interpreta il ruolo senza un briciolo di overacting o stereotipizzazione. Possiamo ora dimenticare Remo Girone nel “ehm, capolavoro” recente di Ben Affleck, Live by Night.
Nel capitolo romano del film anche Franco Nero e Claudia Gerini, lei che a volte esagera qui passa leggermente in un segmento emotivo molto ben riuscito.
Nel cast ci sono Common e Ruby Rose, per alcuni la cosa è positiva, per altri no, per la cronaca potevano fare di peggio.
Il vero protagonista è, però, no, non Keanu Reeves, cosa ci sarebbe da dire su Keanu Reeves a parte aggettivi come “magnifico”, “eccezionale”, “nato per essere John Wick”. Una delle prime immagini esclusive postate sulla pagina Facebook del film raffigura John e il cane che camminano fianco a fianco, la caption recita “un nuovo capitolo inizia insieme”. E non è per essere sdolcinati, non è per puro bisogno di allentare la pressione, il cane ha un ruolo fondamentale nel film (così come nel primo il cucciolo fu parte della catalisi); alla fine del primo film John si trova a rammendare le ferite in una clinica veterinaria e decide di portare a casa il cane in lista per essere soppresso: cane uguale bene, uguale amore, fiducia, questo cucciolo senza nome segue il suo padrone ovunque.. c’è chi ci potrebbe leggere delle metafore.
Articolo del
20/03/2017 -
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