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Michael Moore
Farenheit 9/11
2004
BIM
di
Manuela Cacciotto
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Se qualcuno ha avuto dei dubbi sui reali motivi che hanno spinto il presidente Bush ad aggredire l’Iraq, se l’11 Settembre 2001 vi siete domandati come mai l’intelligence statunitense avesse avuto così poche capacità, se vi è sorto il dubbio che la guerra in Afghanistan contro il governo talebano, precedentemente armato da soldi americani, fosse la caccia a qualcosa di diverso da Osama Bin Laden, siete gli invitati di spicco alla visione di Farenheit 9/11. Se, al contrario, ritenete che le due guerre, per quanto sempre ingiuste, fossero in entrambi i casi doverose; se siete sicuri che l’Occidente è in pericolo – pensate un po’ l’Occidente ricco e potente terrorizzato da popoli sottoposti all’embargo e con un reddito pro capite disperato- e se pensate che i militari che Bush ha spedito in Iraq abbiano scelto questa professione e quindi possano anche morire, pensatelo pure ma guardate comunque il film di Michael Moore per confrontarvi con chi ha idee diverse. E prove differenti. Il documentario del regista di Bowling for Colombine è agghiacciante e preciso allo stesso tempo. Con documenti alla mano e testimonianze dirette il geniale e coraggiosissimo Michael Moore decostruisce tutta l’azione politica del presidente americano (i suoi alleati riflettano!) scardinandola dalle fondamenta. Michael Moore scende in campo e va in Iraq, per vedere, per intervistare; e poi studia e analizza ogni documento, oltre a reperirlo, cerca testimonianze, quelle vere, non le vuote parole della retorica. Si interroga sul perché degli uomini di Bush solo uno abbia mandato il proprio figlio in Iraq e non trovando risposta lo domanda a loro; si chiede come mai 23 persone della famiglia Bin Laden abbiano potuto lasciare l’America dopo pochi giorni dall’attentato alle Twin Towers. Si sbatte la testa e poi sbatte in faccia allo spettatore tutto il documentario che è riuscito a filmare. Conducendolo con un’ironia che più che amara e spaventosa. Ma che è anche l’unica soluzione per imprimere nelle persone un messaggio che vuole essere forte nella sua atrocità, e che non vuole creare l’effetto panico ma l’effetto consapevolezza. Farenheit 9/11 è brillante, sagace e ben argomentato, in cui si traccia un percorso lineare e trasparente, in cui niente è lasciato al dubbio. Per chi proprio non intende vederlo può restare a casa, magari a leggersi 1984 di Gorge Orwell e a guardare in TV la guerra con il nemico di turno, nel nostro nuovo Vietnam.
Articolo del
22/09/2004 -
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