Jon Watts
Spider-Man: Homecoming
Azione, Fantascienza, durata: 130’ – USA 2017
Columbia Pictures, Marvel Enterprises, Marvel Entertainment, Marvel Studios / Warner Bros Pictures Italia
di
Omar Cataldi
|
«Hey! Ho! Let’s go!» cantano i Ramones nel loro brano-manifesto Blitzkrieg Bop, che oggi, quarantuno anni dopo, è cardine della colonna sonora di Spider-Man: Homecoming. Ed evidentemente questa incitazione a procedere senza alcun indugio era anche il pensiero dei dirigenti di Mamma Marvel quando, dopo tanti anni di lontananza, i diritti cinematografici del loro personaggio-chiave sono tornati nelle mani dei legittimi proprietari. La Sony/Columbia, dopo la classica trilogia di Sam Raimi e una seconda, abortita trilogia di Marc Webb, ha deciso di gettare la spugna. E così, senza indugi… Let’s go! L’Uomo Ragno viene catapultato in una nuova, rutilante realtà narrativa…
Il fatto è che essere Spider-Man nel proprio, limitato orizzonte di quartiere, come è stato (classicamente) finora, è un affare ben diverso dall’essere un Uomo Ragno nel globale e ramificatissimo Cine-universo condiviso di Casa Marvel. Non si può più (ahimè) pensare di andare a vedere una pellicola su Spider-Man e di assistere esclusivamente alle sue avventure: il nuovo Ragnetto infatti era già stato (trionfalmente) introdotto in Captain America: Civil War, ingenuo bambino-soldato manipolato da Tony Stark in una guerra ideologica tra supereroi.
E Tony Stark continua, in questo nuovo Homecoming a tutorare il ragazzo, con la non così segreta speranza di farlo entrare negli Avengers. Presenza ingombrante del franchise a parte, il film del giovincello Jon Watts regala un’atmosfera leggera, liceale, scanzonata, mai vista nelle pellicole precedenti, degna dei classici che cita (il cult Una pazza giornata di vacanza tra gli altri), e con un cast multietnico alla United Colors of Benetton: spiccano tra tutti il protagonista Tom Holland, un tenero e giudizioso Peter Parker, e la laconica, esilarante Michelle, interpretata dalla baby pop star Zendaya.
Per il “cattivo” di turno, un discorso a parte. L’Avvoltoio di Michael Keaton (sì, un altro Birdman!), pur minaccioso e spietato, è il simbolo vivente del newyorchese post-super-apocalisse: un padre di famiglia che ha avuto la vita sconvolta dalla devastante Battaglia di New York del primo film degli Avengers. Lì il mondo è cambiato: e non è cambiato perché dei bravi eroi sovrumani hanno respinto con successo la prima colossale minaccia aliena alla Terra… E’ cambiato perché le macerie hanno lasciato strascichi materiali, morali e psicologici.
In questo inedito mondo arriva il nuovo Spider-Man. Ha senso dunque chiedersi se sia migliore o peggiore delle pellicole o degli attori precedenti? No, certo. E’ vero però che la Marvel ha evitato in questo episodio di (ri)raccontare le notissime origini del personaggio e persino di accennarvi, mutilando così il personaggio di una importantissima componente psicologica: dov’è finita la super-responsabilità che danno i super-poteri?
Attendiamo fiduciosi i prossimi, immancabili spider-episodi per colmare questa lacuna (in un film altrimenti godibilissimo) e, soprattutto da questo film in poi, diffidiamo delle scene post-credits…
VOTO: 3,5 / 5
Articolo del
25/07/2017 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|