Terzo (e ultimo?) episodio del reboot della nota saga di sociologia post-apocalittica… Uomini e scimmie sono sempre stati uguali agli occhi degli autori di fantascienza…
Nel primo episodio, L’alba del Pianeta delle Scimmie, ambientato nell’odierna San Francisco, vessati primati da laboratorio guadagnavano l’intelligenza (e poi la parola) grazie ad un virus sperimentale, mentre lo stesso virus (ah, l’ironico equilibrio del cosmo!) cominciava ad colpire letalmente l’Umanità. Nel secondo episodio, Apes Revolution, dieci anni dopo l’apocalittica epidemia, un esiguo pugno di californiani sopravvissuti veniva ai ferri corti con la tribù del carismatico Cesare, leader delle scimmie intelligenti, creando una escalation bellica ed ideologica di uno scontro inter-specie per il presunto controllo del pianeta.
Ed eccoci a The War: ancora Matt Reeves dietro la macchina da presa, ripete il miracolo del magnifico precedente episodio… Bastano poche inquadrature iniziali di questa nuova pellicola, ambientata ancora nelle foreste californiane, per mostrarci quanto il buon Matt sia stato a lungo privato degli stessi riconoscimenti del suo più noto amico e sodale J. J. Abrams. L’impianto visivo e registico non ha nulla da invidiare a quello del collega, tenendo peraltro conto del fatto che almeno l’ottanta percento dei suoi attori (le scimmie) sono generati al computer. E forse mai, nella storia del cinema, una tale profusione di immateriali effetti digitali in una pellicola è servita a raccontare una storia così profondamente umana, un archetipo catalogo delle emozioni primarie: creature generate artificialmente, che sanno produrre però lacrime del tutto organiche negli occhi dello spettatore. Aiuta il fatto che dietro la pelliccia di Cesare ci sia il responsabile numero uno dei nostri occhi lucidi, il veterano della performance capture Andy Serkis, (certo “il più grande attore del mondo a non mostrare mai il suo volto”)… e i suoi discepoli/scimmie, una vera e propria scuola di attori che non vedranno mai riconoscimenti.
La storia del Pianeta delle Scimmie continua appunto con Cesare e la sua tribù, braccati dai militari, e con il nostro carismatico protagonista diviso tra il desiderio di vendetta e la salvaguardia del suo popolo. Un esaltato e calvo colonnello delle forze speciali (qualcuno ha detto “Kurtz”?) ha proclamato una jihad non solo contro le scimmie, ma, ancor più sottilmente e tragicamente, contro i virus di cui esse sono portatrici, che minerebbero la nostra umanità… La sceneggiatura di questa trilogia prende e reinterpreta intelligentemente personaggi e suggestioni narrative dalla classica pentalogia (1968-73), non tanto per desiderio di strizzare l’occhio ai fans, quanto per mostrarci la qualità senza tempo di certe idee e, più pessimisticamente, corsi e ricorsi dell’odio umano.
La nuova trilogia trae la sua forza più grande, rispetto alla saga del passato, dal restare realistica, quasi cruda, e ben piantata a terra: niente astronavi, viaggi nel tempo o in dimensioni parallele. Non ci si muove dalla Terra, anzi dalla California; nessuna immagine da shock post-apocalittico, come la Statua della Libertà semi-sepolta dalla sabbia. E’ solo una tragica storia di errori umani e di ricerca della pace… scritta negli occhi, così espressivi, di una tribù di scimmie.
VOTO: 4,5 / 5
Articolo del
28/07/2017 -
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