Denis Villeneuve
Blade Runner 2049
Fantascienza, Drammatico, durata: 152’ – USA 2017
Alcon Entertainment, Columbia Pictures, Thunderbird Films, Warner Bros. / Warner Bros Italia
di
Omar Cataldi
|
Più che «le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,» o «i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser,» c’è qualcosa che noi umani non avremmo mai potuto immaginare… un sequel di Blade Runner.
Un brivido gelido lungo la spina dorsale ha attraversato tutti i cinemalati di questo film (e del primissimo, magnifico Ridley Scott) all’annuncio del sequel in cantiere… Ma alla successiva notizia che Denis Villeneuve) (Arrival, Sicario) sarebbe stato l’Eletto erede del dimissionario Sir Ridley, un benefico sospiro di sollievo ha mitigato quasi ogni malumore. All’uscita del film, ambientato un trentennio dopo l’arcinoto cult movie, possiamo ora dire che Blade Runner 2049 è un’interessante, riuscita espansione del distopico universo originale, che (pur nelle sue inevitabili e colossali visuali mozzafiato) non ha arroganti pretese di trottare al passo del suo inarrivabile predecessore.
Lasciamo perdere la fantascienza, Blade Runner è stato sempre un gradino sopra le becere suddivisioni di genere. L’originale era forse un noir, più che ogni altra cosa… e come quasi tutti i noir, si partiva da una investigazione (trovare e abbattere dei Replicanti ribelli) nella solita metropoli oscura e piovosa, per arrivare (tra una sigaretta e un superalcolico) a porsi domande di portata più ampia, esistenziali. I Replicanti, (super)umani creati in laboratorio e sfruttati come schiavi, lasciavano inebetito il detective/cacciatore di taglie con la loro profonda dimostrazione d’umanità e la loro disperazione per la perdita della vita e dell’esperienze acquisite…
Al secondo giro di carte, Villeneuve rilancia una posta ancora più alta: trent’anni dopo l’accaduto un altro detective, stavolta un nuovissimo Replicante, stoico e obbediente, scopre un segreto che potrebbe “spaccare il mondo.” Non vogliamo rivelare alcunché, se non dire questo: se il primo film faceva i conti con il problema umano della Morte (prematura), qui si la frittata esistenziale si rigira, è la Vita che diviene problematica.
Come dovremmo porci di fronte a questo (riuscito, devo ribadire) ennesimo sequel? E soprattutto, volendo riflettere a livello cinematografico, come dobbiamo porlo rispetto all’originale? Mi viene da pensare ad un parallelo (tornando al noir, del quale Blade Runner è figlio illustre)… Come si pose Roman Polanski con il suo capolavoro neo-noir Chinatown nel 1974 rispetto, diciamo, a Il mistero del falco di Howard Hawks del ’41, il capostipite del genere? Esattamente la stessa distanza temporale, lo stesso desiderio di riproporre quell’universo tematico, espandendolo tentacolarmente in disperazione e profondità delle vicende (in)umane.
Solo la Storia ci dirà come andranno a braccetto queste due pellicole… e se Hollywood avrà inseguito e ampliato il culto dell’originale solo per la moda di tradurre il vintage in denaro (versione pessimista), o per dare una vera espansione tematica e cinematografica ad un mondo indimenticabile (versione ottimista)…
Articolo del
25/10/2017 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|