[ATTENZIONE! NESSUNO SPOILER DIRETTO, MA ALCUNE ALLUSIONI.]
Qui vi volevo. Arriva l’episodio-spartiacque della saga (non giriamoci intorno) numero uno al mondo. Ma sarà pronto il pubblico a riceverlo, comprenderlo, amarlo?
Spade laser gettate via con fastidio, maestri jedi disillusi e amareggiati, teste calde ribelli che non seguono i propri superiori: l’Individualismo impera, altro che la Forza, che ci unirebbe tutti nell’equilibrio cosmico… Se J. J. Abrams si prostrava (troppo?) deferente al potere della tradizione lucasiana, come Vader davanti all’Imperatore, Rian Johnson (nuovo, ottimo timoniere di questo episodio) alza fiero la testa con uno sguardo di sfida al cineasta californiano e soprattutto a tutti noi, litigiosi adepti.
Questo episodio riprende dove Il risveglio della Forza si era interrotto: un Primo Ordine malmesso ma combattivo non dà tregua ai ribelli della Resistenza, mentre Rey scopre se stessa sull’isola-eremo di Luke Skywalker, e Kylo Ren, severamente pestato da Rey, intraprende un processo simile e speculare, riconsiderando le proprie priorità.
La tradizione della Trilogia Classica vorrebbe un secondo episodio più oscuro del primo, come L’Impero colpisce ancora, al quale Gli ultimi Jedi è stato subito paragonato… Ma qui concettualmente e cinematograficamente siamo oltre: la mitologia comparata di Joseph Campbell da cui George Lucas traeva linfa narrativa viene sostituita invece da una pericolosa e fallace realtà, con tutte le sfaccettature e le sfumature del nostro mondo mortale. Figure archetipiche ci tradiscono e rivelano una psicologia complessa. E per Rian Johnson, che viene dalle tentacolari declinazioni del neo-noir (Brick, Looper, alcuni episodi di Breaking Bad), le aree grigie della moralità sono tutto. A tutto questo corrisponde anche una visione registica che si prende delle libertà rispetto al codice lucasiano, ad esempio con dissolvenze a nero, intensi momenti di battaglie silenziati, drammatici ralenti sobriamente usati, e soprattutto… primi piani di volti sudati (!) e distorti da rabbia o dolore.
Dunque per dirla con le parole di Kylo Ren, in questo nuovo mondo di Star Wars “tutto ciò che è vecchio deve morire”? No, perché Johnson recupera comunque molto déjà vu dal vecchio mondo (ma evitando di gettarcelo in faccia con il supponente fan service di Abrams). Il risultato sembra un film coraggioso e sincero, come lo stesso regista ha dichiarato, dirompente ma equilibrato, aggiungiamo noi. In tutto questo sfaccettato nuovo mondo, ahinoi, solo il commento musicale sinfonico del magnifico e leggendario John Williams sembra aver perso un po’ di smalto… O forse anche lui, grande uomo di altri tempi, è stato colto alla sprovvista da tanta irruenta innovazione, e non ha saputo metterla in partitura. Perdonato.
VOTO: 4,5 / 5
Articolo del
17/12/2017 -
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