Esce nelle sale cinematografiche Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, ispirato all’omonimo romanzo di Andrè Aciman. Film molto discusso dalla critica, conquista ben quattro candidature agli Oscar: miglior film, migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura non originale e miglior canzone. Ottiene inoltre, la candidatura al Golden Globe per il miglior film drammatico 2018 e ai Premi Bafta 2018.
Un mondo idilliaco nella Crema degli anni ottanta, un mondo fatto esclusivamente di alta borghesia intellettuale, al cui interno spicca una famiglia franco-american-italiana, dove si disquisisce di arte, si leggono poesie, si studia musica classica, si parlano con naturalezza varie lingue -anche all’interno dello stesso discorso - e si discetta di politica. Tutto questo è il background del giovane protagonista diciassettenne Elio (Timothèe Chalamet), che in piena fase adolescenziale si trova a dover fare i conti con un sentimento sino allora sconosciuto e struggente al contempo.
Nella calda estate del 1983 il padre di Elio (Micheal Stuhlbarg), insegnante universitario specializzato nella cultura greco-romana, ospita - come da consuetudine - uno studente straniero impegnato nella stesura della tesi di post dottorato: è la volta del giovane Oliver (Armie Hammer) ventiquattrenne americano, affascinante e disinvolto. E sono proprio queste virtù a colpire l’ innocente Elio, che comincia ora a dedicarsi ai piaceri romantici e sessuali. Tra lunghe e soleggiate passeggiate nella natura, nuotate e discussioni, il rapporto tra i due diviene talmente intenso e lampante, che l’iniziale e allo stesso tempo saldo legame di amicizia, è destinato a trasformarsi inevitabilmente in una travolgente e autentica passione, che cambierà per sempre le loro vite.
La trama segue un andamento lento e coinvolgente: permette agli spettatori un’immedesimazione totale e ci fa così diventare il suo personaggio caratterizzato da uno spirito giovane e ribelle, ci fa vivere le sue inquietudini, le sue emozioni.
Esemplare è il monologo finale, un discorso del padre rivolto a Elio. Un padre accondiscendente che comprende appieno i sentimenti più intimi del giovane figlio, le sue debolezze e i patimenti, la sua capacità d’amare. Un monologo toccante per toni e veridicità.
Guadagnino ha portato in scena le fragilità più profonde e malinconiche tipiche dell’età adolescenziale. Una storia d’amore di grande delicatezza, un rapporto omosessuale mosso da un desiderio, profondo, carnale e sincero. Come ha dichiarato lo stesso regista, “Chiamami col tuo nome” chiude una trilogia di film sul desiderio, con “Io sono amore” e “A bigger Splash”. A differenza dei due film precedenti, qui il suo intento è quello di esplorare la sognante giovinezza, i cui protagonisti non possono non cedere alla seduzione dall’amore.
Un piccolo e autentico capolavoro di respiro internazionale, attualissimo per la tematica affrontata ed emotivamente potente
Articolo del
10/02/2018 -
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