Nelle sale italiane dal 29 novembre, dopo l’ottimo esordio americano, esce il biopic di Brian Singer, Bohemian Rapsody. Un film che racconta l’avventura di Freddie Mercury e dei Queen dal loro inizio nel 1970 fino all’esibizione live al Wembley Stadium nel 1985.
L’ascesa stratosferica del quartetto britannico e la tragica fine del cantante – morto per una polmonite da Aids nel 1991 – sono stati quadri raccontati sotto molteplici punti di vista al largo pubblico più e più volte. Quindi il successo di questa prova non può essere dato per scontato.
Bohemian Rhapsody punta a raccontare la storia dei Queen dal principio attraverso le vicende personali e artistiche del cantante Freddie Mercury, dai suoi lati più eccentrici a quelli intimi, dall’immediata fama alle imposizioni discografiche. Il quadro che emerge è un’immagine nitida di una band rock, dritta e coraggiosa capitanata da un leader carismatico, energico e bisex che, con la sua passione e determinazione vuole a tutti i costi diventare una star.
La narrazione è divisa in due fasi. Nella prima si narra di Farrokh Bulsara (Rami Malek), figlio di immigrati zoroastriani di Zanzibar che, una volta diciottenne, si trasferisce con la famiglia nei sobborghi ad ovest di Londra, siamo nel 1970. Un giorno Farrokh, al termine di un concerto degli Smile, una band locale, si presenta ai suoi futuri compagni di musica proponendosi come nuovo solista. Da quel momento in poi Farrokh diviene Freddie e, dopo essersi tagliato i capelli e fatti crescere i baffi, è pronto ad essere la nuova promessa della musica.
In questo racconto non manca l’amore. La giovane star incontra presto Mary Austin (Lucy Boynton) che, prima da amante poi da fidanzata, entra a tutti gli effetti nella vita piena e caotica del cantante. L’armonia tra i due viene spezzata nell’istante in cui Freddie ammette alla ragazza le sue esperienze omosessuali e realizza che qualcosa sta cambiando. Nella seconda parte della pellicola al centro della narrazione ci sono tutti i membri dei Queen: Freddie Mercury, la voce solista a cui si aggiungono personalità interessanti: Brian May (chitarra) e Roger Taylor (batteria) che hanno co-prodotto il film e John Deacon (basso).
Non tutti sono a conoscenza che non è solo il cantante l’unico talento della band, ad esempio fu May a scrivere We Will Rock You, e fu Taylor a comporre Another One Bites the Dust. Dal 1973 al 1978 i Queen non si sono mai realmente presi una pausa. Il film prosegue infatti mettendo in evidenzia sia i successi discografici sia i concerti esplosivi del tour negli Stati Uniti.
Ad un certo punto come spesso accade nei progetti musicali di successo emergono alcuni problemi. Freddie Mercury si isola dal gruppo. Ormai è il re delle feste: la musica, la droga, i partner sessuali sono una giostra in continuo movimento e ci vorrà un po’ di tempo per capire che una tempesta sta colpendo sia lui sia i suoi compagni. L’unica soluzione è fare un passo indietro e tornare ad essere i ragazzi spensierati e uniti di una volta.
Alla fine i Queen si ritrovano ancora insieme per scrivere uno dei capitoli più belli della storia della musica internazionale coronando la loro carriera con la performance al Live Aid, un’impresa tecnica impressionante, che chiude il film con una potenza maestosa ed incredibile.
Bohemian Rhapsody vuole porre l’accento sulla personalità enigmatica di Freddie Mercury soffermandosi sulla figura dell’uomo che, nonostante gli sia stato diagnosticato l’Aids, ha reagito con coraggio e forza alla malattia e ha risposto con canzoni magiche come Who Wants To Live Forever e The Show Must Go On.
Ad oggi la pellicola ha esordito con grande successo, raro per un biopic musicale. Un risultato inaspettato ma meritato, perché questa esperienza è stata, per tutti gli attori coinvolti, una prova intensa, ben costruita e, elemento indispensabile, colma di musica
Articolo del
06/12/2018 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|