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(…) How happy is the blameless vestal’s lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! (…) (A. Pope, Eloisa to Abelard) Se mi lasci ti cancello segna il ritorno dopo Human Nature (presentato al Festival di Cannes 2001), della premiata ditta Michel Gondry, regista francese, enfant-prodige della videomusic, e Charlie Kaufman, sceneggiatore americano di un cinema di ricerca, poco incline alla narrazione tradizionale. Partiamo dal titolo originale del film, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, banalmente sostituito in Italia da Se mi lasci ti cancello. La frase informa e indica: “sereno perpetuo nella mente senza ombre”. Titolo curioso e garbugliato, scovato dallo sceneggiatore che ha sperimentato film come Being John Malkovich/Essere John Malkovich, Adaptation/Il ladro di orchidee e Confessions of a Dangerous Mind/Confessioni di una mente pericolosa, accrescendo così ulteriormente la sua carriera di scriptwriter di culto. Il titolo è un verso tratto dal poema Eloisa to Abelard scritto circa tre secoli fa dal poeta inglese Alexander Pope, ossessione di Kaufman e già citato in Being John Malkovich. Occorre quindi rifletterci su; niente a che vedere con la traduzione italiana, dal significato addirittura fuorviante, dove è finita la frase che condensa il discorso di Pope, che Kaufman sicuramente ha selezionato e prescelto per la sua storia? Boh! Eternal Sunshine of the Spotless Mind, come i precedenti script di Kaufman, partono dal suo gusto per la deformazione della realtà, a metà tra Kafka e la parodia, e dalla costruzione di personaggi frenetici e schizofrenici. L’incipit surreale e bizzarro nasce da Clementine (Kate Winslet) che per dimenticare la burrascosa relazione con Joel (Jim Carrey) si sottopone ad un procedimento per cancellare la memoria dell’altro dalla propria mente, attraverso una tecnica inventata dal professor Mierzwiak della Lacuna, una compagnia capace di eliminare tutti i ricordi spiacevoli dalle teste di chiunque e Joel decide di imitarla. Quanti di noi hanno pensato almeno una volta di azzerare la propria memoria? Ma si può fare a meno dei ricordi che rappresentano emozioni, sensazioni, suggestioni, ovvero frammenti della nostra vita? Eternal Sunshine of the Spotless Mind ci ricorda che noi siamo il risultato delle nostre stesse memorie e che smarrirle sarebbe crudele. La tecnica messa a punto non va come dovrebbe e, anche se la memoria si cancella, l’inconscio e/o il destino si ribellano: Joel e Clementine si ritrovano come in un déja vu - (n.b. senza ricordare!) - innamorati. Il motivo ricorrente della memoria del poema del Pope - Eloisa fruga nelle memorie del suo passato, il ricordo dell’amore di Abelardo, un sollievo alla suo infelice presente – ritorna come idea centrale non solo del plot, ma anche nell’estetica di questa pellicola. La linea narrativa non è lineare, così come non lo sono i ricordi e i pensieri, si inerpica per strade impervie; le immagini del film inseguono ciò che accade nella mente dei suoi personaggi, in un alternarsi e incrociarsi di flashback, tra passato e presente. Gli scenari creati nei tanti travelling descrittivi sulla sparizione fisica dei ricordi tangibili di Joel sono stati effettuati semplicemente spogliando le stanze e rimuovendo gli oggetti dal set (anche per la scena clou, del tavolo di cucina, non si è ricorso alle tecnologie digitali, bensì a un trucco visivo che risale al Rinascimento). Gondry docet, non abbiamo necessità di grandi effetti speciali. Lo spettatore è assuefatto alle strategie sempre più raffinate del cinema, talvolta per un film originale è efficace solo una variazione di prospettiva. Se la sceneggiatura ha risonanza in un testo filmico, dipende soprattutto dal talento del regista, infatti questa storia cervellotica nelle mani di uno sceneggiatore incauto e di un cineasta meno visionario (non dimentichiamo che il regista francese ex batterista della band musicale Oui, Oui, oltre ad aver realizzato degli album, ha diretto numerosi e geniali videoclip – Bjok, Rolling Stones, Lenny Kravitz, ecc. – e alcuni interessanti spot pubblicitari – Levi’s, Gap, ecc.) sarebbe potuta rivelarsi una pellicola irrilevante. D’accordo si abbonda nel sentimento, ma funziona, questo è innegabile!
Articolo del
13/01/2005 -
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