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Se le elezioni americane del 1988 le avesse vinte Michael Dukakis invece di George Bush senior, la storia sarebbe stata diversa. È questa l'unica conclusione sensata, pur se tautologica, che sembra di poter trarre al termine delle due ore di un film a metà fra l'esistenzialista, l'adolescenziale e il catastrofista, arrrivato nel 2004 in Italia ma uscito nel 2001 in America e ambientato nell'ottobre del 1988, appunto il mese precedente alle elezioni "Bush vs Dukakis". Per la verità il film parla di tutt'altro e quelle elezioni restano sullo sfondo, come parte di un gioco della memoria costruito anche sui Duran Duran, su citazioni da un film cult come "Ritorno al futuro" e su tanti altri riferimenti che per un non americano sono di meno facile comprensione. Eppure, a chi scrive, la vicenda politica (e il pensare a come sarebbe stata diversa la storia se…) sembra l'unica cosa in grado di far scattare la scintilla dell'interesse per un film che, al di là di qualche scena efficace o di qualche trovata non banale, può avvincere solo chi accetti di stare al gioco. "Donnie Darko" viene infatti costruito su elementi, a cominciare dalla percezione distorta della realtà di un adolescente americano con gravi problemi psichici (e come tale da non prendere come campione), che giocano sul registro dell'occulto, scavando alla ricerca di pretese verità nascoste e inseguendo un paranormale misterioso che però, se si sbagliano le dosi, decade facilmente nel ridicolo. Ben più dei deliri e delle allucinazioni del protagonista (o di un'anziana donna che dovrebbe essere la chiave del mistero e invece ha l'aria di un personaggio dei cartoni animati che ha infilato le dita nella presa della corrente), ciò che resta del film è la descrizione di una cittadina americana di fine anni '80; una rappresentazione un po' schematica ma con momenti di felicità espressiva soprattutto nel cogliere talune ipocrisie dei conservatori che nel 1988 avevano il loro campione in Dan Quayle, il vice di Bush sr passato alla storia per non essere stato capace di scrivere correttamente la parola "patata" in inglese (e a fronte del quale l'attuale presidente è considerato un raffinato intellettuale). Fu l'America conservatrice che in quel 1988 diede a Bush senior una vittoria che oggi può essere letta anche come la premessa della più importante doppia vittoria di suo figlio nel 2000 e nel 2004. Certo, se ci fosse la possibilità di riavvolgere il nastro e riportare la storia indietro, se come nel film si intuisse una porta nel tempo, si potrebbe fare qualcosa per dare la vittoria all'ottimo Dukakis nella speranza che, fermato Bush padre, potremmo risparmiarci il figlio (almeno per chi, come me, la pensa così). E tuttavia non sembra che ciò meriti due ore di allucinazioni e di tragedie piccole e grandi, al termine delle quali la conclusione che si può trarre non va al di là di ciò che insegna la saggezza popolare quando, senza far finta di scoprire chissà quali verità occulte, afferma che anche la nonna, se avesse avuto le ruote, avrebbe potuto essere un carretto.
Articolo del
22/12/2004 -
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