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Esce in Italia in pieno periodo di blockbuster natalizi The woodsman – Il segreto, film a basso budget tratto dall’omonima opera teatrale di Steven Fechter (autore anche della sceneggiatura, scritta a quattro mani con la regista), debutto nella lunga distanza della giovane Nicole Kassell, già autrice, regista, montatrice e produttrice di alcuni pregevoli cortometraggi proiettati in numerosi festival internazionali (come The Green Hour presentato al Sundance Festival 2002). La pellicola è dedicata dice l’autrice a un certo cinema Usa anni ’70, quello in cui si respira un clima civile, sociale, umanistico, coraggioso, citando alcune pietre miliari di allora afferma: «Quello che mi piace di questi film è inserire una star del calibro di Jack Nicholson in un mondo molto reale, molto vero». L’occhio della filmaker assalta l’America puritana, confrontandosi senza paura con la realtà inquietante della pedofilia, male oscuro della società – non solo – americana. Un cinema cronachistico che porta alla luce alcune numerose e minuziose ricerche, uno spaccato di realtà sociale: un americano su quattro ha subito molestie sessuali durante l’infanzia e in genere sono proprio le vittime di tali violenze a perpetuare il ciclo degli abusi. La regista ci tiene a sottolineare la scottante attualità della storia, la razionalità e la concretezza che evidenziano sia il piano narrativo che quello iconografico. Ma a chi può interessare un film sulla storia di Walter (Kevin Bacon), di nuovo in libertà dopo aver scontato dodici anni in carcere per reati sessuali? A ben vedere il discorso icastico e incisivo della Kassel si sfilaccia e va ben poco oltre il raggio delle sue intenzioni primarie. C’è da dire che The woodsman appare chiaramente alla fine un prodotto poco gradevole, il tema della pedofilia che percorre tutto il film è troppo calcato, in funzione di una messinscena ondivaga e ripetitiva. In realtà ci accorgiamo man mano della debolezza che tale soggetto reca con sé. A nulla serve la presenza e la bravura di Kevin Bacon, abituato tra l’altro a muoversi con un certo aplomb nei panni del pedofilo (ricordate il sadico/maniaco carceriere in Sleepers?), non riuscendo a salvare dalla delusione e dalla noia gli spettatori dopo il ricordo del bellissimo Mystic River. La Kassell quando si tratta di scandagliare fino in fondo la doppiezza dell’anima di Walter si ritrae, non genera tensione e interesse, finendo per rivelare solo una fragilità narrativa. Apologia della mise en abîme dell’abuso: tutti i personaggi di The Woodsman sono stati toccati da qualche forma di violenza sessuale. Vickie (Kyra Sedgwich) la compagna di Walter - anche nella vita - da bambina è stata vittima di abusi sessuali da parte dei fratelli; Robin (Hannah Pilkes) la bambina conosciuta da Walter in un parco che subisce violenze dal padre; infine l’uomo “senza nome” (Kevin Rice) che adesca i bambini all’uscita di una scuola… (sequenza clou è quella ripresa interamente dal punto di vista di Walter, che dalla finestra di casa riesce a anticipare ad alta voce i movimenti del pedofilo, rappresentata attraverso l’iperbole di un notiziario sportivo, ricco di suoi commenti fuori campo). Sullo sfondo figure e figurine non propriamente verosimili sembrano essere messe lì apposta da sceneggiatori in vena di facilonerie giusto per dare luogo all’inquietante realtà americana. Dal côtè stilistico la Kassell gioca con gli stilemi del thriller: il montaggio esercita una notevole pressione su occhi e orecchie, qualcosa di molto vicino a quando si pensa a un giallo. La forza del film sta soprattutto nel richiamo alla dimensione voyeuristica che viene ulteriormente accentuata sul piano iconografico, dalla presenza di un motivo classico: il piacere scopico. Finestre, fessure, aperture, tende non fanno che confermare l’ingombrante e incombente presenza del passato che ritorna, gli impulsi irrefrenabili che negano a Walter la normalità nel presente. Il ruolo del montaggio frammentato e discontinuo - stacchi, fermi immagini - genera l’impressione di spaccatura esistenziale, per produrre un surplus visuale ed emozionale. Una nota in favore al titolo italiano che forse per la prima volta nella storia è più eloquente di quello originale: racchiude la constatazione del risorgere del passato, “il segreto” di cui il protagonista prova invano a sbarazzarsi.
Articolo del
18/01/2005 -
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