Una cartomante raduna cinque uomini e una donna per far loro “incontrare il proprio destino”.
Questo lo spunto da cui muove “Italian Horror Stories”, opera collettiva supervisionata da Clyde Anderson (Claudio Fragasso) in cui sei registi narrano ognuno una storia mediante un cortometraggio.
I risultati si rivelano estremamente eterogenei. Alcune vicende sono risibili e raccontate in maniera maldestra; in particolare, l’episodio che chiude il film, “Midnight Special” (di Francesco Giorgi): le inquadrature del poster con “Unknown Pleasures” dei Joy Division non possono bilanciare la grossolanità della recitazione, e il ragazzo che in una scena si attacca alla bottiglia di Jack Daniel's è davvero irricevibile.
Al netto delle citazioni, a partire dal titolo, “L'ultima tomba a sinistra” (di Daniele Malavolta), ambientato in un cimitero, sembra piuttosto inutile, e rimanda a un’infinità di altre pellicole (da “La notte dei morti viventi” a “Il sesto senso”).
“Il fantasma di Claudio” (di Andrea D'Emilio) si può segnalare per il make-up artigianale che fa venire in mente i filmacci italiani tremendi, e ogni tanto indimenticabili, incentrati sugli zombie (ma anche Luigi Montefiori in “Antropophagus” di Joe D' Amato).
L’episodio più originale è sicuramente “Amore non è ‘ammore’ se muta quando scopre mutamenti” (di Vincenzo della Corte), divertente deviazione dalla parziale cupezza del resto degli eventi narrati.
Interessanti “La trappola” (di Antonio Losito), e soprattutto “Vendetta” (di Gianluca Bonucci), che, malgrado non riesca a provocare inquietudine, crea un’atmosfera abbastanza allucinata. Delle “Horror Stories” è, di conseguenza, quello che lascia più il segno.
Innegabile, comunque, tirando le somme, la sensazione di trovarsi di fronte a un’opera troppo amatoriale, che anche dal punto di vista formale rievoca film per la televisione diretti più di trent’anni fa, con esiti non esattamente brillanti, da autori come Umberto Lenzi e Lamberto Bava.
Omaggio nostalgico e filologico un po’ scellerato? Pressappochismo intenzionale? Può darsi. Tuttavia, in ambito musicale, su queste pagine l’estetica “lo-fi” è stata elogiata in più occasioni, e negli ultimi tempi sono ricomparse sul mercato anche le musicassette. Ecco perché, oggi, un film come “Italian Horror Stories” può rivendicare la propria ragione di esistere, e sperare di essere apprezzato dagli estimatori. Per ragioni, se non proprio condivisibili, quantomeno rispettabili
Articolo del
22/12/2021 -
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