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Olivier Marchal
36 Quai des Orfèvres
2004
LGM Productions/Gaumont
di
Giovanni Graziani
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Il poliziotto buono e la polizia marcia; la persona contro l'istituzione; chi è rimasto puro e chi si è corrotto nella ricerca del potere; e all'origine di tutto, l'amore di una donna che divide chi un tempo era amico. È pieno di immagini ricorrenti nel film di genere questo 36 Quai des Orfèvres; tanto ricorrenti da essere comuni, fino a rischiare di corrompersi a loro volta in luoghi comuni. I quali non danno grandi soddisfazioni neppure se li affidi a interpreti del calibro di Gerard Depardieu e Daniel Auteuil. E neppure se alcune situazioni della trama (come quella in cui si trova incastrato il personaggio "buono" interpretato da Auteuil) avrebbero potuto dare lo spunto per un grande film morale, di quelli dove il confine fra bene e male rischia di saltare ad ogni passo stritolando le povere persone che si trovano in mezzo. Invece, forse proprio a causa di un eccesso di coinvolgimento personale del regista (che ha fatto il poliziotto, si è ispirato anche a fatti reali ed ha dedicato il tutto ad un collega morto in servizio), il film ripropone uno schema da "buoni e cattivi" più americano che francese. Fatto cioè più di certezze a priori su chi è il buono (anche se fa una serie di porcherie, sia pure a fin di bene, che personalmente spero di non aver mai a che fare con un "buono" così, tanto meno se fa il poliziotto e gira armato) che non di capacità di rimescolare le nostre piccole certezze e i nostri moralismi. C'è poi da dire che, in questo genere di film, gli americani veri restano più bravi. Anche nei dettagli: come si vede ad esempio nel finale di questo film, che vorrebbe essere più imprevedibile di quanto non sia; o in certe situazioni, come l'identificazione di due persone da parte di una testimone che, per come viene raccontata la scena del delitto, risulta tecnicamente impossibile. Difetti che un certo charme che i film polizieschi francesi hanno ereditato dai loro illustri progenitori, riescono a coprire solo fino ad un certo punto.
Articolo del
16/02/2005 -
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