Mercoledì 5 ottobre è stato proiettato a Roma il documentario “La Pantera delle Nevi” – il titolo originale è “La panthère des neiges” – a cura di Marie Amiguet e Vincent Munier. Il docufilm è stato presentato al Festival di Cannes 2022 e al Trento Film Festival 2022 ottenendo il premio come Miglior documentario ai César 2022. L’anteprima cinematografica si è svolta in una delle sale dell’Istituto Francese che si trova nel cuore del centro storico della capitale. Il primo incontro c’è stato il giorno precedente a Milano e, tra gli ospiti presenti, c’era anche Paolo Cognetti (Premio Strega 2017 con il romanzo “Le otto montagne” pubblicato da Einaudi) che nel doppiaggio italiano – il film uscirà nelle sale italiane dal 20 ottobre – è la voce narrante di Sylvain Tesson. La narrazione ha una durata complessiva di 92 minuti e racconta il viaggio in Tibet di due viaggiatori francesi il fotografo naturalista Vincent Munier e l’autore Sylvain Tesson che inseguono le tracce della pantera delle nevi, uno dei più grandi e rari felini che la fauna terrestre abbia mai conosciuto. Uno degli elementi più incredibili che colpisce lo spettatore è l’ambiente naturalistico che fa da sfondo a questa avventura. L’altopiano innevato tibetano, un habitat del tutto selvaggio, governato dalle sue creature, è un posto incantato in cui i due esperti esploratori sono ospiti speciali di un mondo pieno di natura.
“So, not everything was created for the human eye?” si chiede Tesson ammirando i paesaggi oltre i 5000 mt con picchi di 25° gradi sotto lo zero. La stessa pantera delle nevi, sfuggente e maestosa, qui diventa il simbolo della natura incontaminata che non si interessa all’uomo, metafora di un mondo in pericolo che potremmo non essere più in grado di vedere nel giro di poche generazioni per le disastrose conseguenze degli interventi umani. Tutta questa avventura avvenuta in Tibet nel febbraio del 2018 fa capire alla platea quanto il percorso interiore di Vincent Munier e Sylvain Tesson sia l’essenza vera dell’escursione. L’incontro finale con la pantera non è mai stato il punto di arrivo. Infatti nel corso della proiezione il pubblico si renderà conto che il felino è un simbolo di un cammino alla scoperta di sé stessi, di un luogo incontaminato, lontano da spazio e tempo, disarmante e inesplorato.
Ad un certo punto Vincent Munier racconta: “Una volta, mentre stavo facendo un appostamento per catturare la pantera con la mia fotocamera, ero riuscito a vederla e l’ho seguita, convinto che non mi sarebbe potuta sfuggire. Invece, quando sono arrivato lì era sparita. Poi ho visto un falco su una roccia e ho deciso di fotografarlo, ho preso la mia attrezzatura e sono tornato indietro. Un paio di mesi dopo, quando ho riguardato le foto, mi sono accorto che nella foto del falco, nascosto dietro la roccia, sbucava il muso della pantera, che mi guardava”. Quando alla fine avviene finalmente l’incontro tra i due uomini con la pantera i protagonisti sono increduli. Il fotoreporter Vincent Munier è commosso. La pantera è così affascinante e i protagonisti sono rapiti da lei. Tutti lo sono. “L’animale è una chiave: apre una porta e comunica l’incomunicabile” afferma lo scrittore-viaggiatore Sylvain Tesson.
“La Pantera delle Nevi” è un docu-film intriso di natura, poesia, di immagini meravigliose e riflessioni di due uomini che, sulle montagne inesplorate del Tibet, entrano in contatto con il loro io più profondo. È doveroso aggiungere quanto la musica incida sulla bellezza complessiva della proiezione. Le tracce originali sono state composte dal cantautore australiano Nick Cave insieme al suo fedele collega Warren Ellis. I talentuosi musicisti hanno avvolto le immagini in un’atmosfera potente quasi mistica, accompagnando il racconto in modo misterioso e magico. La colonna sonora è disponibile in digitale e il singolo “We Are Not Alone” che è udibile durante i titoli di coda è accompagnato anche da un video in cui sono inseriti alcune dei momenti più significativi del documentario.
Articolo del
10/10/2022 -
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