L’uscita di un film italiano nelle sale cinematografiche è sempre una buona notizia, soprattutto di questi tempi, segnati dallo strapotere delle piattaforme streaming e da una nuova crisi motivazionale del pubblico, sempre più restìo ad alzarsi dal divano per assistere allo spettacolo che solo il cinema in sala può assicurare. Di solito, poi, i film italiani cosiddetti “minori” (per il debole richiamo del nome del regista, per il cast, per la storia non mainstream raccontata) resistono poco in sala, per poi riapparire poco dopo in uno dei colossi delle pay tv. Di solito, ma non sempre, e speriamo che ”La California” sia destinata a durare.
Il film ha un inizio folgorante: immagini bellissime, suggestioni pittoriche instillate da una fotografia quasi perfetta, con tonalità giallognole che catturano lo spettatore nell’atmosfera indolente e allo stesso tempo inquieta dell’ambientazione, personaggi che da subito catturano l’attenzione, la voce narrante di Piera Degli Esposti (scomparsa lo scorso anno) che culla e incanta. Poi la narrazione un po’ si perde, alcuni personaggi diventano cliché, alcune suggestioni finiscono per risultare prevedibili e un po’ ci si distacca dal racconto, si avverte un minore coinvolgimento. Da un punto di vista semplicemente visivo, però, il film non stanca mai, non c’è una sequenza di troppo, ogni frame incanta per la composizione dell’immagine, il talento visionario della regista è un filo rosso che comunque mantiene alta l’attenzione.
Il finale, poi, riaccende la fiamma e ti alzi dalla poltrona comunque soddisfatto, nella media delle produzioni più recenti il film risulta un buon prodotto, soprattutto per la qualità delle immagini. Non a caso, a proposito del lavoro sulle immagini, la regista Cinzia Bomoll ha dichiarato: “Il film è girato con lenti anamorfiche degli anni ’70, in grado di deformare la realtà, come fa la nostra immaginazione quando c’è desiderio di fuggire da qualcosa, e ci si cala in una dimensione a volte onirica, a volte disincantata. Scelta fatta con la direttrice della fotografia italo-cilena Maura Morales Bergmann
La trama è quella di un nero amarcord, una storia di sorellanza e del doppio che è in ognuno di noi: Ester e Alice, due gemelle (ciascuna identificata dal poster del cantante preferito: Ian Curtis per Ester, Kurt Cobain per Alice), che nella profonda provincia emiliana andranno incontro a un unico destino. La California del titolo esiste davvero, ma non è dall’altra parte del mondo (laddove la stessa regista ha trascorso una parte della sua vita, nel Deserto del Mojave) bensì in provincia di Modena: quattro case in una pianura sterminata, che presero il nome, sembra, da una truffa lontana nel tempo, quando due secoli fa alcuni contadini vennero scaricati in questa zona credendo fosse veramente l’America, essendo stati in realtà abbandonati da trafficanti senza scrupoli a pochi chilometri da casa, dopo un lungo e scomodo viaggio in carri coperti verso la terra d’oltreoceano che restò solo promessa.
E i protagonisti del film restano essi stessi vittime e prigionieri delle proprie ambizioni, di promesse che provengono d’altrove e che si realizzano solo a prezzo di sofferenza, dolore, distacco. La voce narrante di Piera Degli Esposti anticipa tutto a inizio film: "Mia madre mi diceva: se non fai la brava ti butto nella California! Qui la chiamano così, la distesa di campi di grano che arriva fino all'orizzonte. Questa distesa senza fine, dove non c'è niente... ma dove può succedere di tutto."
Il cast incuriosisce e in alcuni casi sorprende: una rassegna di volti noti (in alcuni casi forse trascurati) della musica italiana, per lo più di area emiliana: Lodo Guenzi dello Stato Sociale, le gemelle protagoniste (ex Donatella, gruppo musicale non indimenticabile della musica leggera italiana) Silvia e Giulia Provvedi, Angela Baraldi, Nina Zilli e Andrea Mingardi in un piccolo cameo. Tra questi, spicca l’interpretazione di Lodo Guenzi, veramente bravo e a suo agio nella esperienza attoriale.
Il film è dedicato a Piera Degli Esposti, morta durante la lavorazione del film, di cui è co-sceneggiatrice, e di cui volle assolutamente registrare la voce narrante, prima del peggioramento della malattia.
Articolo del
24/11/2022 -
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