Uscito in sala il 12 gennaio, Ma nuit” ha ricevuto una distribuzione inversamente proporzionale al suo valore: poche sale, ormai una sola per ogni grande città. Ma la pellicola merita assolutamente l’attività di scouting per trovare il cinema più vicino in cui ancora è proiettata e immergersi in una torrida e insidiosa (ma anche liberatoria) notte parigina con la splendida giovanissima attrice Lou Lampros, nei panni di Marion, diciottenne che sfugge al compleanno della sorella morta cinque anni prima vagando per le strade buie di Parigi, affrontando le proprie angosce e finendo col ritrovarsi all’alba in un altra sé.
“Un film sensoriale”, come definito dalla stessa regista, che racconta la storia di una ragazza che si percepisce diversa dalle altre e che non cerca, come tanti protagonisti di film e romanzi di maniera, il proprio posto nel mondo, ma piuttosto il modo di sopravvivere, più libera, in una città e in una società che cambia a un ritmo vertiginoso e forse mai per il meglio. L’incontro con un coetaneo non segue il cliché dei melò di genere, piuttosto arricchisce il film di una profondità di pensiero che apre uno squarcio sulle generazioni: non solo sulla crisi degli adolescenti d’oggi (nell’essenza non dissimile da quelli di ieri e di domani), ma anche sulle avvisaglie di un fallimento della generazione dei propri genitori, sempre meno capaci di offrire ai propri figli un modello da imitare o anche solo un rifugio in cui riprendere fiato.
La Boulat firma anche la sceneggiatura, tanto semplice quanto efficace, così come la scelta delle vie di Parigi, così lontane dalle immagini da cartolina di tanti film francesi quanto efficaci e funzionali alla storia. Sullo sfondo le insidie di ogni notte cittadina: tentate aggressioni, furti, rave improvvisati e selvaggi, droga, sesso inutile e frettoloso, addirittura presunti attentati: Marion e Alex passano attraverso tutto questo e alla fine lei potrà dire di essere riuscita finalmente ad attraversare la (propria) notte.
La musica è un’altra arma sfruttata al meglio dalla regista: spesso diegetica (il pianoforte suonato dal ragazzo al rave, le cuffiette della protagonista), oppure lievi note di pianoforte ad accompagnare i passi incerti ma fieri di Marion nelle vie semibuie di Parigi. Tre piccole note di dettaglio: la scena del ballo scatenato della protagonista è forse una delle più belle del cinema degli ultimi anni (Lou Lampros avrà un futuro luminoso: bella, affascinante, selvaggia e fragile allo stesso tempo, con un sorriso radioso e problematico insieme); la figlia del grande Mathieu Kassovitz (il regista genio del film anni 90 “La haine”, L’odio, poi anche ottimo attore), Carmen, molto brava nei panni di un’amica inquieta di Marion; l’attrice italiana (sempre più francese) Maya Sansa, nei panni di una sensibile dottoressa del pronto soccorso che si prende cura di Marion.
Il mymonetro del sito Mymovies assegna al film un punteggio di 3,4/5, con la critica più avara e il pubblico più benevolo: personalmente arriverei anche a un 4/5, il film recupera quella “ambizione” cinematografica di cui parla proprio la regista in una bella intervista sullo stesso sito, a cura dello scrittore Sandro Veronesi.
Articolo del
17/01/2023 -
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