Esce nelle sale italiane il prossimo 11 maggio il film indipendente ”Signs of Love”, diretto dall’esordiente cineasta newyorkese Clarence Fuller, con i due figli di Sean Penn, Hopper Jack e Dylan, nel cast.
Il film racconta la storia di Frankie (Hopper Jack Penn), un giovane che vive nel quartiere di Port Richmond a Philadelphia, dove la microcriminalità e l'abuso di sostanze sono all'ordine del giorno. Frankie cerca di fuggire da questa realtà difficile insieme al nipote adolescente e incontra Jane (Zoë Bleu), una ragazza sorda di una famiglia benestante, con cui spera di costruire una vita migliore. Ma la sorella maggiore di Frankie (Dylan Penn) e la differenza di condizione rappresentano per loro un ostacolo.
Il cast è composto da giovani attori emergenti, tra cui spicca Hopper Jack Penn, figlio dell'attore Sean Penn, che offre una performance convincente nel ruolo del protagonista. Hopper Jack Penn è un attore statunitense, nato il 6 agosto 1993 a Los Angeles, in California. È il figlio dell'attore Sean Penn e dell'attrice Robin Wright, ha una sorella maggiore, Dylan Penn, anch’essa nel cast del film, e ha iniziato la sua carriera come attore nel 2016, quando ha fatto il suo debutto sul grande schermo nel film "The Last Face", diretto da suo padre Sean Penn. Successivamente, ha recitato in altri film come "Puppy Love" e "War Machine". Oltre alla sua carriera di attore, Hopper Jack Penn è anche un musicista e un artista. Ha studiato alla University of Southern California, dove ha frequentato il corso di belle arti.
Il film ha ricevuto recensioni contrastanti dalla critica: se da una parte è stato elogiato per la sua autenticità e per la rappresentazione realistica della vita nel quartiere di Port Richmond, dall'altra è stato criticato per la mancanza di originalità della trama e per la lentezza del ritmo narrativo.
Nonostante le opinioni contrastanti, "Signs of Love" ha vinto il premio Corbucci nella categoria miglior film alla Festa del cinema di Roma 2022, dimostrando che ha comunque saputo conquistare il pubblico e la giuria del festival.
Essendo un film indipendente a basso budget, la pellicola non ha avuto una distribuzione su larga scala, ma è stato presentato in diversi festival cinematografici, tra cui il Festival del Cinema di Philadelphia e il Festival del Cinema di Newport Beach, dove ha ricevuto buona accoglienza e alcuni riconoscimenti.
La critica in genere è stata benevola. "The Hollywood Reporter" ha definito il film "un dramma romantico indipendente che evita abilmente gli stereotipi di genere e di classe"; "Film Threat" ha scritto che "Signs of Love" è "un'emozionante e commovente storia d'amore che parla di come l'amore possa fiorire anche nei luoghi più inaspettati"; "The Film Stage" ha scritto che il film è "una storia d'amore che esplora con delicatezza temi come la disabilità, l'abuso di sostanze, la microcriminalità e la povertà".
(Quanto avete letto sin qui è frutto dell’elaborazione, ovviamente guidata da me, di ChatGPT. Se ne sentono tante in giro, storie ai limiti della leggenda metropolitana di dipendenze, usi fuorvianti, perdita di posti di lavoro, sfruttamento dei lavoratori addetti alla educazione del sistema di IA, cataclismi e pestilenze eccetera eccetera. La prima, e rapida, esperienza avuta con la versione free dello strumento creato e messo a disposizione da OpenAI è stata, per quanto mi riguarda, divertente e utile: in poco meno di 3 minuti ha ricavato una serie di informazioni dalla rete che da solo avrei faticato molto di più a trovare e ha buttato giù un testo di riepilogo ordinato, non un capolavoro, ma pulito nella sintassi e nella sequenza dei temi e chiaro nello stile. Per inciso: avevo chiesto di fare un pezzo alla Mereghetti, forse non avrà recuperato lo stile del maestro ma ha prodotto una “velina” come se ne leggono già tante – troppe – fatte da sedicenti giornalisti copiando le bozze distribuite dalle agenzie di stampa specializzate. Detto questo, vi dico ora, a parentesi chiusa, cosa penso in effetti del film).
L’opera prima del regista merita di essere vista, almeno per la curiosità verso una nuova produzione indipendente del cinema americano di buon livello, con uno sviluppo della narrazione a tratti troppo didascalico ma che offre qualche inaspettata – e commovente – sorpresa, oltre a qualche sequenza di buon impatto visivo ed emotivo. La dinamica tra gli attori è ottima. H.J. Penn dovrebbe sbloccare qualche altra espressione (ha la stessa faccia dall’inizio alla fine del film) ma è comunque efficace nella parte, la sorella Dylan si vede troppo poco per esprimere un giudizio, a Zoe Bleu ti verrebbe voglia di abbracciarla tanto è efficacemente tenera nella parte, la mamma (vera) Rosanna Arquette è più brava e bella ora che da giovane, Wass Stevens nella parte del padre tossico è stata per me una rivelazione (un po’ alla Paul Anderson di Peaky Blinders) Il film uscirà oggi pomeriggio in pochissime sale, a Roma solo al cinema Barberini, se potete, andate a vederlo…penso non starà tantissimo sul grande schermo.
Articolo del
11/05/2023 -
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