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Chi afferma che sognare non costi nulla non è mai stato centrato da una borsa contenente 250.000 sterline lanciata da un treno in corsa. Questo insolito colpo di fortuna accade a Damian,un bambino di 8 anni che improvvisamente può disporre di un patrimonio sconfinato per un ragazzino della sua età, e appagare così il suo più profondo desiderio: donare i soldi a chi ne ha più bisogno. L’unico inconveniente è che nel giro di 12 giorni la Gran Bretagna adotterà la moneta unica europea, rendendo l’ingente somma di denaro carta senza valore. Abbandonati i toni decisamente forti di “Trainspotting” e quelli horror di “28 giorni dopo”, Danny Boyle torna sullo schermo con un film che, attraverso gli occhi più o meno ingenui di Damian e suo fratello Anthony, denuncia la definitiva perdita di moralità collettiva che lentamente sta portando la società moderna a calpestare i suoi più profondi fondamenti etici, in ossequio al consumismo sfrenato prodotto dall’avidità dei suoi cittadini. Il piccolo Damian (Alexander Nathan Etel), crede che quel denaro provenga direttamente dalla volontà trascendente di Dio e questa convinzione ne accresce il misticismo che, già sensibile per la recente scomparsa della madre, esplode in tutta la sua carica spirituale, tanto che il paradiso sembra quasi spopolarsi dei suoi più illustri abitanti, i santi, che uno ad uno appaiono al piccolo quasi per confessarsi con lui, concedendosi ora qualche vizio (S. Rita che nell’al di là fuma spinelli), e in altri casi quasi a voler ammettere che non tutto ciò che comunemente si crede, sia realmente andato come si pensa (S. Pietro afferma che nella parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ogni apostolo avesse con sé del cibo di scorta). Se anche il mondo ultraterreno sembra palesare alcune debolezze, figuriamoci l’effimera società moderna che non riesce nemmeno a fidarsi di poter adottare un bambino a distanza, senza dover dubitare che quel denaro raggiunga realmente lo scopo per il quale è stato investito. Questa visione più materialistica della realtà è incarnata nel pensiero più pragmatico di Anthony (Lewis Owen McGibbon), fratello di Damian, intento ad investire il denaro più in beni immobili che in azioni di solidarietà. Il conflitto tra innocenza e corruzione si manifesta in una dura critica alla società dei consumi, dove anche una piccola somma di denaro potrebbe fare la felicità di molti, e invece l’innocenza di Damian deve fare i conti con la tristezza della vita contingente quando si rende conto che non è stato Dio a lanciare la valigia piena di sterline, bensì un uomo senza scrupoli dopo una rapina a un treno portavalori. Così la sua propensione alla solidarietà costruttiva raggiunge il parossismo quando, esasperato dall’aridità impassibile che lo circonda, realizza il sogno di costruire un pozzo dove l’acqua sgorghi a fiumi in una terra africana che da quel momento ritrova la vita. In questa dissacrante analisi a sfondo sociale della periferia britannica, torna la forte ritmica di montaggio visionario e ad alta tensione abbandonato da Danny Boyle tra le strade di Edimburgo qualche anno fa, per mezzo anche di una conduzione che non dà punti di riferimento continuativi; alcune scene sono cariche di installazioni trasversali di musica underground e immagini coloratissime, altre quasi soporifere, melliflue, che in fondo fanno da cornice ad una trama che si fa carico di tematiche attuali e molto delicate, partendo da un normale fatto di cronaca in una tranquilla periferia inglese.
Articolo del
20/04/2005 -
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