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Come ogni anno dopo undici giorni di proiezioni arriva la cerimonia di chiusura della 62esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e con essa anche gli ambiti premi. Questa edizione che ha visto il cinema western Brokeback Montain di Ang Lee aggiudicarsi il premio più importante, il Leone d’Oro per il miglior film in concorso, verrà ricordata sicuramente come una delle mostre più stimolanti degli ultimi dieci anni. In particolare ricordiamo che sono state pochissime le pellicole disonorevoli, non all’altezza di un concorso internazionale, purtroppo, a chi scrive vengono in mente solo i tre film che battono bandiera tricolore: I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, La bestia nel cuore di Cristina Comencini e La seconda notte di nozze di Pupi Avati. La carrellata sui premi della prima Giuria (sono ben quattro le Giurie ufficiali) capitanata da Dante Ferretti (accanto a lui tre registi che con le loro pellicole hanno saputo ritagliarsi uno spazio molto importante nel cinema, la francese Claire Denis, il tedesco Edgar Reitz, autore del monumentale film ad episodi sulla Germania del Novecento e Amos Gitai; non da meno sono la presenza della musicista e attrice italo-islandese Emiliana Torrini, lo scrittore e sceneggiatore cinese Zhong Acheng, e la produttrice indipendente americana Christine Vachon, capo della Killer Films) prosegue premiando con il Leone d’Argento per la migliore regia – quest’anno non glielo si poteva proprio negare - a Philippe Garrel con Les Amants réguliers. Il grande cineasta post-nouvelle vague, figlio di Godard e di Truffault, ritornato a Venezia dopo quattro anni dal bellissimo Sauvage Innocence, con un film – forse il migliore della mostra - rigorosamente in bianco/nero (Osella per il miglior contributo tecnico alla fotografia di William Lubtchansky). Garrel, si fa cantore della Parigi del’68, l’epoca della rivolta, della scoperta della propria sessualità e delle droghe, attraverso un bilancio della propria vita privata e di un’intera generazione. Il Gran premio della giuria va invece al controverso Mary, ultimo lavoro dell’inquieto Abel Ferrara, che racconta la storia di un regista che sta girando un film sulla storia di Cristo. Doppietta di riconoscimenti (Osella per la migliore sceneggiatura al duo Gorge Clooney e Grant Heslov e Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a David Strathairn, interprete di Murrow) per l’omaggio al grande anchorman della CBS News degli anni’50, Edward R. Murrow che riuscì con una serie di trasmissioni televisive a fermare quella politica del terrore del Senatore J. McCarthy in Good Night, and Good Luck di Gorge Clooney. Mentre, l’unico premio italiano, è quello della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, assegnato a Giovanna Mezzogiorno per La Bestia nel cuore; un riconoscimento discutibile, qualcuno avrebbe potuto toglierlo, viste le memorabili interpretazioni di questo festival tutto al femminile. Non è un caso che a Isabelle Huppert protagonista di Gabrielle, l’algida pellicola di Patrice Chéreau gli è stato consegnato il Leone Speciale per il complesso dell’opera, un premio speciale previsto dal regolamento, ma utilizzato in rare occasioni, l’ultima risale a ben 20 anni fa. Mmmh, chissà perché a noi ci viene qualche sospetto, sembra un premio di consolazione e anche un po’ posticcio! Infine, chiude Venezia 62, l’azzeccato premio Marcello Mastroianni per il miglior giovane attore o attrice emergente all’esordiente Ménothy Cesar del film Vers le sud di Laurent Cantet. La seconda sezione competitiva, Orizzonti, premia il miglior documentario Pervie na lune di Aleksey Fedortchenko (Premio Orizzonti Doc), un docu-fantasy, rigorosamente falso, ma realizzato con piglio oggettivo. Ma il premio per il miglior film in assoluto di Orizzonti va a East of Paradise di Lech Kowalski, viaggio lungo i confini della memoria e della genealogia. La giuria di Corto Cortissimo assegna tre riconoscimenti: il Leone Citroën per il miglior cortometraggio al taiwanese Xiaozhan di Lin Chienping, storia sul classico rapporto madre/figlia; il Premio UIP per il miglior short europeo a Butterflies di Max Jacoby (Lussemburgo) e menzione speciale a Layla Afel di Leon Prudovsky. Ultimo, ma non meno importante, perché vi partecipano tutte le opere prime delle varie sezioni, è il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentis” è stato assegnato a 13 di Géla Babluani, che si è aggiudicato anche il Netpac Award alle Giornate degli Autori, mentre il Label Europa Cinemas è andato a Le petit Lieutenant di Xavier Beauvoir. Premi minori, sono andati ad un altro film della Settimana della Critica, il coloratissimo mélo partenopeo di Massimo Andrei, Mater Natura, che riporta alla luce gli originalissimi lavori degli anni ’90 di Pappi Corsicato. Naturalmente sono molte le pellicole che restano a bocca asciutta, e tra queste ce ne sono di davvero interessanti, come ho già detto nelle righe precedenti il Concorso di quest’anno era ricco di fascino e di opere di alta qualità!.
Articolo del
23/09/2005 -
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