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Ogni volta che gli eroi classici fanno capolino al cinema, viene da chiedersi che senso abbia ancora riproporli per l’ennesima volta al grande pubblico. Il pubblico di oggi non è forse già abbondantemente bombardato dai nuovi eroi, come il Neo di Matrix, o (per assurdo) dai lottatori di Wrestling, per occuparsi di uno spadaccino ammantato di nero nella Los Angeles del primo Ottocento? Nonostante tutto però quei poveri peones della California spagnola restano nel loro eterno limbo di povertà e sottomissione, e così come c’è sempre qualcuno pronto a infliggere soprusi, così ci sarà sempre un nobile mascherato pronto a proteggerli. Zorro è uno di quegli eroi immortali sempre pronti a risorgere dalle proprie ceneri, ed è questo che suggerisce questa nuova pellicola dedicata al personaggio, la cui idea centrale è proprio questa: la leggenda di Zorro è destinata a continuare... Sette anni dopo il primo (e migliore, diciamolo subito) episodio, cioè “La maschera di Zorro”, proseguono le avventure del figlio adottivo (Antonio Banderas, senza baffetti d’ordinanza) del Zorro originale (Anthony Hopkins), e del suo matrimonio con Elena (Catherine Zeta-Jones), vera figlia del giustiziere. Il regista Martin Campbell, già firma del primo film, nonché di altre pregevoli pellicole d’azione, preme l’acceleratore su duelli ritmati e spettacolari, servendosi di una ricca sceneggiatura a quattro mani. Due sceneggiatori (Elliott & Rossio), già autori degli stupendi “La maledizione della prima luna” e “Shrek”, provvedono al motore comico-drammatico del film, la crisi matrimoniale tra Alejandro/Banderas, che vorrebbe restare Zorro a vita per il brivido dell’avventura, e Elena/Zeta-Jones, che gli rimprovera uno scarso attaccamento a lei e al pargolo di dieci anni. La coppia di scrittori ha tuttavia saputo fare di meglio, e lo script non si allontana da una prevedibile prova di routine, senza infamia e senza lode; più interessante il contributo degli altri due sceneggiatori, Orci & Kurtzman, già autori di alcuni episodi della magnifica serie TV di spionaggio “Alias”: di mano loro è l’intreccio quasi spionistico del film, ovvero il complotto di una bieca società segreta che vorrebbe impedire alla California di entrare negli Stati Uniti a colpi di nitroglicerina… starà a Zorro e alla sua Elena indagare, da brave spie, per scoprire il mistero e impedire il massacro. Nonostante questo lato curioso della sceneggiatura, che allarga gli orizzonti dell’eroe da difensore dei contadini oppressi a salvatore della nuova patria americana, e ci permette di esplorare un nuovo possibile lato del personaggio, si rimpiange comunque la classicità del primo episodio; si sente la mancanza di Anthony Hopkins, vero e proprio faro di carisma e di raffinatezza che illuminava “La maschera di Zorro”, e si sente la mancanza di quella trama intrisa di malinconia, vendette, eredità e agnizioni, che aveva reso la prima pellicola un passo fondamentale nella storia cinematografica del personaggio. Chissà comunque cosa avrebbe pensato il creatore dell’eroe, lo scrittore pulp Johnston McCulley, che aveva partorito Zorro nel lontano ’19, nel vedere la sua creatura ancora viva e vegeta ottantasei anni dopo, e ancora protagonista di grandi produzioni hollywodiane…
Articolo del
12/12/2005 -
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