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Da una delle cinematografie più originali come quella taiwanese, vale la pena di segnalare Il gusto dell’anguria, pellicola che si distingue dal solito palinsesto internazionale, al di fuori cioè della tradizionale linea Usa-Francia-Regno Unito. Tsai Ming-liang ci aveva già stregati qualche anno fa con Che ora è laggiù, presentato al festival di Cannes 2001. Ne Il gusto dell’anguria ritroviamo il venditore ambulante d’orologi di Tapei Hsiao-kang protagonista di Che ora è laggiù e la ragazza Shiang-chyi che prima di partire per Parigi acquistava un orologio da lui. Si può tranquillamente parlare di un non-sequel, perché il film rispetto a Che ora è laggiù sembra porsi si come filiazione diretta, cioè una continuazione della storia dei due giovani protagonisti ma non nel senso hollywoodiano del termine (un’operazione che rimanda al rapporto che si instaura tra In the Mood for Love e 2046 entrambi di Wong Kar-wai), a fare la differenza è l’autonomia dei due corpi testuali. Shiang-chyi di ritorno da Parigi, è ora calata nella Tapei estiva, arsa dal sole e dove la siccità regna sovrana (vedi il lungo elenco di metafore sull’acqua: la televisione taiwanese che in un contesto di pesante siccità, utilizza un pressante battage per il razionamento dell’acqua e l’utilizzo del succo d’anguria come sostitutivo; Shiang-chy raccoglie bottiglie d’acqua in giro per la città e Hsiao-kang si fa il bagno sui tetti nei cassoni d’acqua condominiali). In un incessante claustrofobico andirivieni tra i luoghi di Tapei (il fiume, la statua del generale Chang Kai-shek, le strade deserte) e gli spazi abitativi (le stanze, il garage, le trombe delle scale, gli ascensori, i corridoi, ecc.) Tsai mette al centro la sua poetica indagatrice dei rapporti umani, filo rosso conduttore del suo discorso è l’acqua, che crea casualmente delle relazioni tra i personaggi, la cui siccità è metafora di aridità e di solitudine esistenziale. Un territorio in cui tutto è suggerito e nulla esplicitato fino in fondo (anche quando il film deflagra nel territorio del cinema porno), dove i luoghi degradati e degradanti ci parlano della solitudine umana e della casualità nella consueta cornice di alienazione e solitudine comune alle grandi metropoli descritte dall’autore taiwanese e dove il flusso temporale è scandito da gesti meccanici e insulsi; qui Shiang-chyi ritroverà casualmente Hsiao-kang e nascerà una pseudo relazione, comunicando solo con il linguaggio del corpo. Infatti come da tradizione per Tsai Ming-liang, il film è quasi completamente muto; “vendi ancora orologi?” è praticamente l’unico scambio verbale tra i due protagonisti, le poche parole pronunciate sono quelle che provengono dal set del film a luci rosse e servono a dirigere gli attori porno; non manca però un sonoro eloquente, quello dell’ambiente (i gridolini e spasimi dell’attrice porno, il rumore delle ciabatte di Shing-chy in giro per la città, ecc). L’incipit – m.d.p. fissa sul garage, si incrociano i corpi di Shiang-chyi e dell’attrice porno, le rappresentanti delle due estetiche del film - sembra enunciare un doppio registro scopico adottato dall’autore taiwanese, un preciso progetto di messa in immagine di due mondi, quello della realtà e quello di finzione del cinema porno. È proprio nella sequenza successiva (una donna con metà anguria sull’organo genitale e un uomo che ha un inteso rapporto orale con questo frutto) che si sconfina nel cinema porno - ma mai troppo esibito - qui Tsai concentra la sua poetica visionaria e fantastica in situazioni significative che collocano il realismo del cinema a luci rosse nell’immaginario grottesco e dell’eccesso: tantissimi i “divertissements”, rigorosamente musicali, colorati, pop e kitsch (come il più esilarante quello dell’uomo “pene” circondato da donne “bocca”) ancorati profondamente alla cultura orientale. I due ragazzi non comunicano e sembrano non sapere nulla dell’altro: la ragazza non è a conoscenza che Hsiao-kang ha oramai smesso di vendere orologi e fa invece l’attore di film porno, per giunta girati nell’appartamento sopra il suo. Se non parlano, però il loro rapporto avrà uno scarto, si evolverà significativamente: si sfioreranno e si conosceranno attraverso le performances del cinema porno, quello che parla il linguaggio del corpo…
Articolo del
18/12/2005 -
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