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Leonardo Pieraccioni è tornato a colpire. Dopo un paio di episodi più scontati che mal riusciti (“Il principe e il pirata” e “Il paradiso all’improvviso”), il comico toscano – fra i più delicati e genuini della nostra zotica società dei magnaccioni cinematorgrafici – ha tirato fuori un film che recupera quel piglio allucinato e però al contempo candido e gentile tipicamente pieraccioniano. E infatti, almeno in cinque/sei sequenze, si torna a ridere di gusto, con le lacrime agli occhi. Le avventure di Gilberto/Pieraccioni, professore di ginnastica in un liceo di Pistoia diretto da un sorprendente Francesco Guccini (?), offrono infatti l’opportunità di mettere assieme, in salsa decisamente lucidata, alcuni fra gli stratagemmi narrativi più utilizzati dalla commedia. Dall’amore folle e disinteressato della giovane allieva (la frizzante e stuzzicante Paolina/Maria Giulia Gorietti) per il suo professore, che tempesta di messaggini con ogni medium possibile (dagli sms ai post-it), passando per gli intrighi amorosi, gli amori falliti, i tradimenti, le agnizioni improponibili, le tirate fini a sé stesse ma sempre efficaci. A dar man forte a Pieraccioni c’è il fedele Massimo Ceccherini, stavolta nei panni di un frate che, prima di ricevere la vocazione, aveva messo al mondo nientemeno che la stessa Paolina, per poi rinchiudersi in convento abbandonando quella che nel film è la fidanzata di Pieraccioni, Margherita. E poi il sempre fondamentale e mitico Rocco Papaleo nel ruolo dell’amico professore di matematica, che si candida ad essere uno dei caratteristi più importanti della nuova generazione comica (?) nostrana. Impedibile la sequenza della casa degli scambisti in cui Gilberto lo scova nel pieno di un intenso quanto stilizzato ed esilarante rapporto sadomaso. E prima ancora, però, un Giorgio Panariello che, nei panni del fratello/bidello disturbato di Gilberto, Cateno, si fa un po’ voce narrante e dà l’idea di come sotto il profilo attoriale non sia per nulla da sottovalutare, il prossimo conduttore di SanRemo. Anzi. Poi le due donne del film: la giovane Gorietti e Margherita/Marjo Berasategui, nella parte della mamma di Paolina. Pure lei innamorata di Gilberto, col quale si fidanza, salvo poi scoprire duramente – in occasione di un pranzo domenicale approntato per le reciproche presentazioni - che proprio il professore è il folle amore della figlia. Va bene: è un film natalizio. Uscito per far cassa e senza particolari mire. Però, c’è una differenza fondamentale: è un film che, anzitutto, non disgusta. Ci sono diverse idee simpatiche e la comicità è elegante: si ride senza peti e parolacce ma grazie a ritmi quasi sempre serrati ed azzeccati di quello che alla fine, non è un film comico. E’ una commedia. I due generi, ricordiamocelo, non nascono sinonimi. Un film comico lo fanno i fichi d’India. Pieraccioni fa commedie.
Articolo del
06/01/2006 -
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