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I segreti di Brokeback Mountain – vincitore del Leone d’oro a Venezia 61 e di quattro Golden Globe e naturalmente candidato anche agli Oscar - è l’ultima fatica di Ang Lee, cineasta taiwanese di nascita ma di adozione e formazione statunitense. È proprio tra queste due diverse estetiche, Occidente e Oriente, che si dispiega la filmografia di Lee. Quest’ultima pellicola segna il ritorno dell’autore ad un cinema più intimistico e autoriale, quello più riuscito de Il banchetto di nozze, dopo le grandi produzioni mainstream legate all’estetica di Hollywood de La Tigre e il Dragone e di Hulk. Aiutato da un cast eccezionale, formato da Heath Ledger (in questi giorni nelle sale è anche il protagonista del Casanova di L. Hallstrom) e Jake Gyllenhaal (conosciuto soprattutto per l’interpretazione di Donnie Darko), Lee orchestra un melodramma amoroso ambientato nell’america degli anni Sessanta di una straordinaria sensibilità, tratto dal breve racconto, premio Pulitzer della scrittrice Annie Proulx. L’unica diversità rispetto alle cinquanta pagine del racconto è che Ang Lee ha scelto due giovani assai più belli di quelli del romanzo. Una pellicola unica, per capire le diversità attraverso l’universalità dei sentimenti, raccontando l’amore impossibile, una sorta di tragedia shakespeariana. Ennis del Mar e Jack Twist sono gli universali Romeo e Giulietta, che si amano nonostante tutto e contro tutto il mondo. Come tutti i melodrammi, anche questo è senza speranza, per di più quando si racconta la passione tra due uomini, addirittura tra due cowboy, massimo stereotipo di machismo del virile Far West. Ma Ang Lee non gioca con i topoi gay di tante commediole contemporanee. È proprio nell’archetipo dell’immaginario americano del cowboy rude e violento che si insinua l’essenza gay, e che deflagra nella coinvolgente passione tra i due mandriani. Sono gli anni ’60 nel Wyoming, ricordiamo che per l’America di quel tempo, l’omosessualità non aveva vita facile. Anche qui, come nella precedente filmografia di Lee, è la cornice storica, a far da sfondo al racconto, in questo caso l’autore porta alla luce uno spaccato di vita nella provincia americana; sono le specifiche caratteristiche di una situazione storica che determineranno le scelte dei protagonisti. I due si conoscono e si innamorano tra i silenzi delle montagne durante l’estate del ’63, entrambi cercano un lavoro temporaneo come mandriani e così insieme dovranno portare un gregge di pecore a pascolare sulle Brokeback Mountain e difenderle dai possibili predatori. L’autore nel rispettare l’iconografia del genere, rivela le due anime del film: quella western, con i suoi campi lunghi dei paesaggi selvaggi e il rude mondo della prateria del Wyoming, l’ambiguo rapporto uomo-natura, con tutti i nessi e collegamenti ideologici sul mondo arcaico, che non si modifica mai e i codici del melodramma, quello dell’amore impossibile che resiste però al tempo. Infatti, passeranno quattro anni, un matrimonio e dei figli per entrambi, prima di un altro incontro su quella montagna, e poi ancora altre volte si ritroveranno a Brokeback Mountain a sognare un’impossibile vita insieme…
Articolo del
21/02/2006 -
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