|
Presentato in concorso al 57° Festival di Cannes, Moolaadé, è la seconda pellicola – preceduta nel 2000 da Faat-Kiné - della trilogia dedicata a un materiale profilmico sulla questione delle donne africane, dell’arzillo ottantatreenne senegalese Sembene Ousmane, filmmaker africano che ha girato il primo film di finzione in Africa. Sembene prima di approdare al cinema negli anni ’60, si è arruolato tra i fucilieri senegalesi nell’esercito coloniale durante la seconda guerra mondiale e ha compiuto svariati lavori: dal muratore, al meccanico, allo scaricatore al porto di Marsiglia, fino a diventare anche uno scrittore di romanzi. Questo breve incipit biografico mi è servito per presentare un autore di culto, il padre della cinematografia africana; un cinema che è ancora molto marginale e poco conosciuto in Italia, se si escludono le due vetrine festivaliere che ci permettono, almeno in parte, di recuperare visibilità critica quali il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano e Panafrica, la kermesse romana. Le tematiche femminili, sono argomenti centrali nella produzione filmografica africana. Sono molti gli autori che denunciano scottanti realtà e che si interrogano su come il cinema può emancipare le donne da un sistema culturale che le hanno relegate in un cliché di un ruolo marginale sociale strutturato da secoli. L’opera del regista senegalese si inserisce a pieno titolo in questo discorso, nel suo tentativo di dare vita in Moolaadé, a una graffiante denuncia dell’antica pratica dell’escissione, ovvero l’asportazione del clitoride nelle bambine, una tradizione in uso non solo nel Senegal, ma anche in molti altri paesi africani. La pellicola ha urgenza di raccontare la mostruosità di questa usanza che distrugge il piacere sessuale della donna ed è anche terribilmente pericolosa, per la mancanza di condizioni igieniche in cui è praticata cosicché la percentuale di morte delle bambine è altissima. Una storia di questa portata tragica non poteva che essere raccontata con la semplicità di una favola, attraverso alcune figure chiave nella strutturazione del racconto e dei personaggi che fanno capo alle origini dell’autore. La storia: sei bambine fuggono durante l’antico rito del Salindé, ossia il rito dell’escissione; quattro di loro chiedono soccorso a Collé Ardo, la quale qualche anno prima, proprio perché contraria al barbarico rito, si era rifiutata di praticarlo a sua figlia (una Bilakoro o ragazza impura perché si è sottratta all’escissione). L’unica via per impedire la continuazione della tradizione dell’escissione, sembra suggerirci Sembene è quella di rispondere con un altro codice della tradizione: il Moolaadé, una sorta di asilo e protezione offerto a qualcuno che sta scappando. Una volta che ha inizio il Moolaadé, segnalato da alcuni nastri che indicano un territorio invalicabile – in questo caso quello della casa di Collé - non può essere interrotto dagli altri membri della comunità, solo colei che ha dato inizio a tale pratica ha anche il diritto di farla cessare. Sembene prende le mosse dall’antica tradizione africana, in Moolaadé si in(s)contrano diversi archetipi della società africana: la tradizione che porta avanti una struttura sociale consolidata da secoli rappresentata dal Consiglio degli uomini del villaggio e dalle salindé le donne più anziane; il nuovo, portatore di cambiamenti e quindi fa paura perché rompe certi equilibri, rappresentato non solo dalle donne più giovani che rifiutano l’escissione, ma anche dal mercenario, il venditore ambulante che un tempo era arruolato nelle forze dell’ONU e che non sopporta la violenza; il figlio del capo villaggio che tornato dalla Francia non riesce più a ritrovarsi in meccanismi sociali e culturali rigidamente precostituiti. Ma il nuovo è anche la voce della radio, che i tradizionalisti del villaggio additano come la responsabile della rottura dell’equilibrio della comunità informando e emancipando le donne e per questo nell’ultima scena cruciale, tutti gli apparecchi radiofonici saranno presi e distrutti in un simbolico falò.
Articolo del
24/03/2006 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|