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Basic Instinct 2 è il controverso sequel di uno dei film mainstream più celebre e rappresentativo degli anni Novanta. Nel Basic Instinct progenitore, il modus operandi di Verhoeven aveva trasformato uno script mediocre in un thriller ricco di ambiguità e perversione, condito da molta ironia. La sua messa in scena era incentrata non tanto sul mostrare la seduzione della femme fatale di turno, ma sul rimosso sessuale per molti anni l’escluso degli schermi hollywoodiani. Basic Instinct 2, dopo svariati cambiamenti – si parlava di una regia orchestrata addirittura da David Cronenberg - è stato diretto da Michael Caton-Jones (in Italia lo conosciamo per il poliziesco Colpevole d’omicidio) voluto dalla stessa Sharon Stone, che è riuscita ad avere l’approvazione di tutta la produzione. La Stone ci ha messo circa quindici anni ad organizzare il film, non solo si riprende la parte della scrittrice maledetta Catherine Tramell, ma sceglie anche il partner maschile, e al posto di un attore del calibro di Michael Douglas, inserisce un mediocre sconosciuto come David Morrissey (L’Homme du train di Patrice Leconte). Così la storia: Catherine Tramell, la scrittrice maledetta, da Los Angeles si è ora trasferita a Londra, come al solito è di nuovo nei guai con la giustizia. Nella scena iniziale Catherine è presentata alla guida di una fuoriserie, insieme con lei c’è il centravanti del Liverpool, Stan Collymore, strafatto di alcol e droga ma ancora capace di infilarle una mano sotto la gonna. Poco dopo i due finiscono in fondo al Tamigi, lei si salva e Collymore muore. Scotland Yard indaga su Catherine e affida il caso allo psicologo criminale Andrew Glass/David Morrissey. Ma anche il dottore si lascia sedurre dalla perversa Tramell… Da ora in poi si cambia registro, questa sarà l’unica sequenza allusiva del film. Scordatevi anche l’ambiguità e il perturbante freudiano del primigenio, anzi azzerate tutto, perché ora non ci sono più nemmeno i famosi accavallamenti di gambe, che fecero la fortuna di Sharon Stone; al massimo si può scorgere qualche nudo appena accennato della protagonista (la Stone ha più volte ribadito nelle interviste che la produzione ha censurato le scene più forti di sesso che lei stessa aveva fortemente voluto). Basic Instinct 2 è un overdose, un’esasperazione di tutto. Ogni scelta, situazione e scena è talmente esplicita, che fa ridere e sorridere lo spettatore, che così non si diverte più. Insomma, appare chiara l’intenzione del film: si doveva fare per forza!
Articolo del
08/04/2006 -
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