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Parlare del "Pianista", il capolavoro di Polanski numero 16, non è facile: si cadrebbe inevitabilmente nel tranello della retorica, indotti a farlo da una sceneggiatura (anch’essa retorica), vista e rivista forse anche troppe volte: lo shoah movie, come sappiamo, è da anni un genere cinematografico assai apprezzato. Alcuni esempi? Ricordiamoci, per esempio, "Comedian Harmonists" di Joseph Vilsmaier oppure "Canone inverso" di Ricki Tognazzi, usciti un paio di anni fa praticamente in contemporanea e dove gli elementi in comune con “Il Pianista” ci sono proprio tutti: musicisti ebrei, mitteleuropa, musica e nazismo. La trama dell’ultimo film di Polanski non può sorprendere: alzi la mano chi ignora la storia della tragedia del ghetto di Varsavia. Allora, quali sono le novità? Beh … vediamo… potremmo dire di essere di fronte alla rivisitazione della storia dal punto di vista soggettivo … no, neanche questo: credo che ne “Il Diario di Anna Frank” sia già stato scritto tutto una sessantina di anni fa. Insomma: guardando le scene proposte dal regista di Rosemary's Baby in questo suo ultimo film, viene da pensare che il ripetersi del gesto catartico possa narcotizzare il dolore. Ma non credo che si possa fare questa operazione all’infinito. E comunque: siamo sicuri che sia un esorcismo quello che il regista polacco vuole trasmetterci? Dissertare sulla trama, dunque, alla luce dei motivi fin qui accennati, mi sembra francamente un’esagerazione. Il film ha un grande spessore, certo. Sorprende la fotografia, quella di Pawel Edelman, magistrale. Sorprende un attore, l'americano Adrien Body, che sembra fatto apposta per quella parte. E sorprende anche il secondo tempo, in cui ritorna il Polanski de L’Inquilino del terzo piano: nascondendosi e osservando dalle finestre degli edifici bombardati in cui trova rifugio, Szpilman diventa inevitabilmente un voyeuristico spettatore delle nefandezze naziste, mentre le inquadrature relative all’incontro con l’ufficiale delle ss rientrano senz’altro nei canoni del regista. E il film ha vinto per questo la palma d’oro al 55° festival di Cannes.
Articolo del
06/11/2002 -
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