|
Il cinema di Pedro Almodóvar è universale. E’ come sentirsi pungere il cuore dall’ago di una siringa. E’ così, potente e tragicamente Vero per chiunque. Anche “Volver”, l’ultimo lavoro in cui ha messo assieme cinque delle sue muse, da Carmen Maura alla strepitosa e strabordante Penélope Cruz, è un siero di Vita sparato in vena con durezza e necessità. Certo con le sue caratteristiche peculiari, che ne fanno, nella filmografia dello scapigliato spagnolo, un capitolo parzialmente innovativo. Anzi “progressivo”, nel senso di un’evoluzione di genere e di registro lieve ma efficace. Non foss’altro per quella forte impronta umoristica – si badi bene: umoristica e certo non comica – che avvolge il profondo dolore di questa pellicola che altro non è se non un ordito ed esplosivo esorcismo della morte. Costruito accostando, a tratti irriverentemente, morte e vita. Riso e lacrime. Amore e odio. La storia, come sempre, è come un tappeto coloratissimo e sgargiante in cui ciascun elemento ha un peso specifico irrinunciabile. Che però, in sostanza, segue le tracce (mortuarie, per così dire) di una famiglia originaria della ventosa regione della Mancha e delle sue donne – al solito gli uomini, in Almodóvar, o sono mezze-donne o sono insignificanti: la mamma morta (?) che torna in vita, le due figlie Raimunda e Soledad finite a Madrid e convinte per anni che fosse davvero morta, la figlia adolescente di Raimunda ed una schiera di saporitissimi personaggi donchisciotteschi che “fanno” poi il film nella sua profondità midollare. In un salto continuo fra due Spagne – quella ancestrale, inquietante e probabilmente ancora esistente della Mancha e quella disastrata dei sobborghi madrileni -, Almodóvar edifica l’intreccio attorno all’omicidio – per mano della figlia Paula - del compagno di Raimunda, Paco: l’uomo, che non è il padre naturale della giovane, tenta di abusare dell’adolescente che reagisce accoltellandolo. Raimunda, in quella che è la sfumatura più noir del film (lo si capirà alla fine quanto sia l'aspetto più nero), coprirà la figlia sbarazzandosi del corpo. Dall’altro lato, c’è il ritorno dal passato della madre Irene, creduta morta ma in realtà (in realtà?) rimasta per anni affianco all’amata e vecchissima zia Paula nel paesino natale. La madre avrà molto da raccontare alle figlie, è lei l’elemento risolutore della pellicola: dalla sua verità, quella definitiva che parte da un incendio ormai mitizzato e passa per un inenarrabile incesto, si scioglieranno (ma anche riapriranno) gli equilibri e i contrasti con molti altri personaggi fra i quali il più importante è Augustina, (molto più di) una vicina di casa. Ad ogni modo, sarebbe delittuoso perdersi in chiacchiere da trama. Il senso del film sta piuttosto in due elementi principali: la constatazione che nonostante morti, parricidi, incesti, abusi, funerali, morti viventi e tragedie passate “Volver” vola, e fa volare verso lo schermo lo spettatore. Poi le enormi interpretazioni, prima fra tutte quella di Penélope Cruz la cui figura è orchestrata a metà strada fra le popolane e straripanti Sophia Loren, Anna Magnani (bellissima, citata in una sequenza di "Bellissima") e Claudia Cardinale: tette, culo e credibilità ai massimi livelli. Strappa la lacrima quando canta “Volver”, il tango di Carlos Gardel che dà il titolo alla pellicola. Ma anche le altre: dalla finta-tonta Lola Duenas alla surreale Carmen Maura. Infine il mood, fanta-realista ma così soffice, del film: quando sei davanti ad Almodóvar, come da bambino davanti al teatro delle marionette o da grande, davanti al corpo nudo di una donna, non cerchi troppi nessi, motivazioni, giustificazioni. Cogli il frutto di una sensibilità decisamente sopra la norma, in grado di sposare il torbido con il romantico, di far ridere spaccandoti la cassa toracica. Se poi aggiungete che la fotografia è così perfetta che sembra di tornare a casa con un ciuffo di arcobaleno in tasca, capite perché vedere “Volver” è un po’ pensare alla propria morte. Ma farlo – umoristicamente – anziché da vivi, da morti. Invertendo la lente le prospettive cambiano e la Vita diventa poesia tremula.
Articolo del
23/05/2006 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|