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Insomnia, remake di un omonimo lungometraggio norvegese uscito nel 1997, sarà oggi in tutte le sale cinematografiche italiane. Un intricato racconto giallo, interpretato da Al Pacino e Robin Williams, in cui assisteremo allo stravolgimento del tradizionale gioco tra il criminale e l’uomo della legge. Un film certamente da non perdere, non solo per il cast eccezionale ma anche e soprattutto per la curiosità di vedere ancora all’opera un regista di talento come Christopher Nolan. Per consentire a tutti di inquadrare il personaggio basti citare il suo ultimo film, “Memento”, scritto e diretto dallo stesso Nolan ed uscito nelle sale circa due anni or sono. Il film, per chi non l’avesse visto, è ora disponibile in videoteca e rappresenta, come scrive in un altro sito internet un ispanico cinefilo, “una verdadera experiencia”. Come aveva già fatto Bryan Singer ne “I soliti sospetti”, Christopher Nolan, approfittando di un racconto del fratello Jonathan, prende gli elementi tipici del genere giallo e li incastona in una sceneggiatura del tutto originale e spiazzante. Il racconto, in sostanza, comincia dalla fine e si svolge in un gioco continuo di flash back paralleli, in un’alternanza di sequenze in bianco e nero e a colori: le prime seguono il filo di una telefonata rivelatoria, le seconde sgranano lentamente l’azione, sino a ricongiungersi nel finale(inizio) del film. Tale meccanismo non è un mero espediente narrativo ma costituisce l’essenza stessa del film: Leonard Shelby (Guy Pearce, “L.A. Confidential”), il protagonista, dopo un tragico evento, ha perso la memoria a breve ossia ricorda perfettamente gli eventi sino al momento della tragedia ma dopo perde cognizione di tutto ciò che gli capita anche solo cinque minuti prima. Così trasforma il suo corpo in un taccuino, dove con tatuaggi gotici registra gli eventi cardine in grado di condurlo sulle tracce dei responsabili del suo dolore, e fissa con una Polaroid luoghi e persone che incrocia nel suo penoso cammino. Il racconto a ritroso, pertanto, cala lo spettatore nella dimensione psichica del protagonista, in continuo bilico tra presente e futuro ma senza un passato concreto da cui ripartire. Ogni sequenza finisce dove comincia la precedente, in un puzzle paranoico che svela pezzo dopo pezzo l’antefatto dell’azione a cui abbiamo già assistito, sino ad una spiegazione ben calibrata dell’intera vicenda. Se è vero che la regia non spicca per invenzioni tecniche, la sceneggiatura incanta per la perfezione degli incastri narrativi, per la stilizzazione dei personaggi, per l’eleganza dei particolari e la coerenza delle ambientazioni. Un piccolo gioiello in un panorama filmico piuttosto appiattito, almeno dal punto di vista meramente narrativo (eccezion fatta, nello stesso periodo, per l’ottimo film messicano “Amores perros”, di Inarritu); un esperimento unico e forse irripetibile. Tanto basta per correre a vedere, con curiosità e ottime aspettative, il nuovo film di Nolan, sperando che i fasti della produzione hollywoodiana non abbiano corrotto il suo genio narrativo.
Articolo del
12/11/2002 -
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