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Il binomio sport e cinema ha spesso regalato agli spettatori della settima arte delle pellicole difficili da dimenticare; il cinema ha trovato nello sport materiale capace di suscitare grandi emozioni. Così negli anni, Hollywood si è specializzata sempre di più nel mettere in scena eventi sportivi: su tutti, senza andare troppo indietro con gli anni, la serie di Rocky e Toro scatenato, entrambi ambientati nel mondo del pugilato, lo sport al cinema per antonomasia. Non sono da meno e quindi da non dimenticare anche le pellicole che hanno messo al centro della loro storia altre attività fisiche come il calcio, il football americano (vedi tanto per fare un esempio Ogni maledetta domenica, capolavoro Stoneiano) o il pattinaggio (ricordate il fantascientifico Rollerball di Norman Jewison?). Scandagliando la cinematografia collegata al racconto dell’avvenimento sportivo, ci rimane però difficile trovare qualche film che abbia ritratto il mondo dell’atletica e del corpo libero, un genere di sport che forse non è mai stato fertile terreno di discussione nel grande schermo, o comunque sono stati film che non hanno lasciato spazio ad alcuna profondità. Stick it! della regista esordiente Jessica Bendinger, è solo l’ultima commedia sportiva ad aver riconfermato e aggiornato il fortunato binomio, nello scegliere di raccontare questa volta la storia di una ginnasta prodigio. La regista è un ex ragazza pompon passata al cinema, sceneggiatrice della commedia demenziale Ragazze nel pallone scritta qualche stagione fa, che ora cerca di ripetere l’operazione commerciale, utilizzando gli stessi ingrendienti del suo precedente film sportivo: soggetto scolastico femminile, la competizione come metafora del diventare adulti, il rapporto problematico allievo/figlio e maestro/padre. Peccato che strada facendo, il tentativo nuovo e originale di immergere il più possibile lo spettatore dentro la pratica – sconosciuta e mai ritratta al cinema - dell’atletica e il punto di vista tutto al femminile diventino un miraggio. La storia prevedibile nel côté narrativo quanto basta, ci sembra comunque nuova, per quanto modesta sia la trovata di inserire l’ambiente dell’atletica e l’attenzione per le psicologie muliebri. Il soggetto pur rispettando i codici base dei film sportivi, finisce per confezionare la più classica commedia sportiva, non discostandosi molto dalle teen-sportive che richiamano l’attenzione di un pubblico giovane. La trama, dunque, non è delle più originali, con protagonista il solito burrascoso rapporto allievo e maesto, e la Bendinger non inventa nulla, ma ci fa semplicemente divertire molto. Nel cast Haley Gram/ Missy Peregrym (già vista in Catwoman di Pitaf) è una giovane ginnasta prodigio con problemi con la giustizia, che manda al diavolo gare e famiglia. Dopo l’ennesimo arresto, per raddrizzarla viene spedita nell’accademia VGA di Houston, gestita dal famoso e burbero atleta olimpionico Burt Vickerman/Jeff Bridges (splendido anche nelle vesti di un personaggio scialbo). Ma la giovane non è ben accettata dalle altre compagne dell’accademia, perché anni prima aveva abbandonato il team durante una competizione, quel gesto costo alla squadra la medaglia d’oro… La “ragazzaccia” metterà la testa a posto e riscoprirà l’amore per lo sport? E l’antipatica collega “perbenino” si trasformerà in un amica ideale? Cosa ne dite?
Articolo del
30/08/2006 -
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