|
Shinya Tsukamoto, il quarantaduenne regista-sceneggiatore-attore-montatore-direttore della fotografia-scenografo indipendente dell’avanguardia giapponese, imparentato e aderente alla stessa esperienza dell’ultraviolenza cyberpunk del cinema di Takashi Miile e di Sabu Tsukamoto, sembra ancora ossessionato con The Nightmare Detective - Akumu Tandem, suo ultimo lavoro presentato in concorso alla prima edizione della Festa Internazionale di Roma, dal rapporto sovversivo dell’essere umano all’interno della società industriale. L’essere umano ridotto a brandelli di carne e il suo corpo mutilato, dilaniato e morto è ancora il protagonista della sua storia. Ritornano così alcuni paradigmi dei suoi precedenti film (Tetsuo, A snake of June, Vital, Haze, ecc.), come anche la violenza parossistica e le crudeltà umane, collocate in un contesto horror. La pellicola sottolinea il nuovo confine estremo del gore che viene dall’Oriente e di come quest’ultimo rappresenti la frontiera del cinema del terrore contemporaneo. Non è la prima volta che il regista nipponico si ispira al genere horror. The Nightmare Detective conferma infatti questa attitudine all’horror del massimo esponente del cinema visionario giapponese, noto per la sua personale idea di cinema, violenta e angosciante. Questa volta, l’autore si lascia sedurre dalla moda – non solo asiatica – del filone del hi-tech-horror degli ultimi anni (vedi Ringu di Hideo Nakata, successo giapponese che ha fatto da apri pista alla lunga serie sul grande schermo dei telefono da “brivido”), l’oggetto del terrore è l’apparecchio più ab/usato come il telefono cellulare. Comunque, guardare un testo di Tsukamoto spiazza sempre, è a suo modo una fruizione d’élite, che può per certi versi risultare – utilizzando un eufemismo – sgradevole e iritante, una poetica molto angosciante, che rifiuta i rassicuranti compromessi commerciali. E pensare che in partenza sembra essere una pellicola horror costruita attorno al classico schema del cellulare che semina morte e terrore. Una struttura nota, non molto originale e già ampiamente collaudata dai suoi predecessori. Somiglianza che ci sembra appartenere però, soltanto alla struttura dietetica, al di là dell’ingenuo spunto narrativo, l’autore intraprende strade individuali di toccante visionarietà. Shinya Tsukamoto non abbraccia il risultato dei suoi predecessori, ma preferisce fabbricare sempre qualcosa di inedito. Si racconta di Keiko Kirishima, una detective, che dopo alcuni suicidi affiliati dalla stessa strana coincidenza in cui tutte le vittime prima di morire hanno composto il numero zero sul loro cellulare, cerca disperatamente con l’aiuto di uno strano personaggio che entra nei sogni delle persone di risolvere il mistero di queste morti. Basta infatti l’incipit per accorgersi immediatamente che siamo ben lontani da un’opera di genere. Fin da subito si intuisce che ciò che ci aspetta è un incubo, un viaggio nell’inconscio, nella mente, nelle paure e nei desideri più nascosti e repressi dell’essere umano. Collocando il viaggio onirico di The Nightmare Detective in un contesto horror, l’autore non fa che demitizzare il genere stesso. Riuscendo con The Nightmare Detective a rinnovare il genere, Shinya Tsukamoto ci propone un horror che visualizza attraverso il sogno l’alterità misteriosa e angosciosa, resa sapientemente attraverso l’utilizzo di infinite metafore. A qualche spettatore The Nightmare Detective potrà risultare scollegato, con una struttura anti-narrativa non facile da scardinare e da seguire, ma indubbiamente sono questi anche i punti più alti del film. Una messa in scena claustrofobia e ansiogena che fa dell’eccesso, tanto visivo quanto tematico, il suo meraviglioso leitmotiv.
Articolo del
27/10/2006 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|