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Presentata fuori concorso nella Sezione Cinema 2006 della prima edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, la pellicola Les Ambitieux non è piaciuta quasi a nessuno, un cinema che sa un po’ di naftalina; si tratta della quinta opera nella filmografia di Catherine Corsini, regista emersa nelle stagioni precedenti, con la nomination per la Palma d’Oro a Cannes nel 2001 a La Répétition, un lesbian-chic, dramma di un’amicizia al femminile. Les Ambitieux non è certo un capolavoro, non è arte, ma si ride di gusto in questa commedia che mimeticamente mette in scena con molta ironia il mondo dell’editoria parigina e l’ambizione di un giovane scrittore di provincia alle prime armi con la scrittura. La pellicola non presenta particolari pecche, né è detto quindi che non riesca a fare breccia nel cuore di inguaribili romantici. É comunque, prima di tutto, una piccola opera che si lascia guardare con divertimento, senza grandi pretese di stile. Il risultato è una storia romantica con finale edificante dove il tocco di un’autrice femminile si incastra a meraviglia in una commedia degli equivoci tipicamente francese. Un altro racconto quindi made in France, ed è ancora una commedia a farlo, forma d’arte cinematografica che si lega da sempre alla tradizione francese. La pellicola non è che un’operazione commerciale, Les Ambitieux, infatti fa l’occhiolino e ironizza con le ciniche commedie della tradizione francese. Quest’ultimi, intendiamoci, sono modelli irraggiungibili dalla Corsini, però sottendono a una progettualità programmatica che sta alla base del testo. Il titolo scelto dalla Corsini è indicativo di questo intreccio: infatti la regista ci parla della categoria dell’ambizione che entrambi i protagonisti, sia Julien, che Judith, utilizzano per farsi strada nel mondo del lavoro. Più che sugli sviluppi narrativi della storia – per esempio non si nota il tentativo della regista di costruire vere e proprie scene madri e un minimo di climax narrativo - la Corsini si concentra sulla caratterizzazione dei personaggi (figura stilistica ricorrente nel film è il primo piano degli attori utilizzato magistralmente in funzione espressiva). I personaggi sono il risultato della parodia del sottobosco che ruota intorno al mondo dell’editoria. Le marche di enunciazione della Corsini sono spogliate di una qualsiasi operazione che non sia strettamente legata a esigenze dietetiche o descrittive, nessuna valenza simbolica o metaforica, nessun sottotesto si dirama dalla linea della diegesi. A parte la tecnica e la messa in scena, che non ci appaiono né in alcun modo eccezionali né particolarmente nuovi, va detto comunque che il film è quanto meno godibile. Ecco la storia: Julien (al secolo Eric Caravaca, atro nascente del cinema francese: interprete di Son Frère di Patrice Chéreau e regista dell’opera prima Le Passager, lungometraggio presentato alla 62° Mosta Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la Settimana Internazionale della Critica) vuole diventare uno scrittore e grazie all’amicizia con Gilles, i suoi scritti prendono rapidamente la via di una grande casa editrice parigina. Qui regna Judith/Karin Viard, un’importante ma glaciale editor, che prima prende in giro Julien, poi lo mette alla porta e alla infine… riuscirà ad innamorarsene? E Julien avrà la meglio come da copione? Naturalmente non celiamo il mistero, anche se Les Ambitieux gioca la carta prevedibile del lieto fine. Il film rispetta le regole classiche della commedia: inizio e una fine circolari come nella miglior tradizione, un prologo equilibrato, interrotto da una serie di equivoci che complicano la vicenda per arrivare ad un epilogo a lieto fine.
Articolo del
07/11/2006 -
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