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A questo punto sono circa nove anni che Nancy Meyers fa commedie, ovvero dal 1998, anno in cui Genitori in trappola segnò il suo debutto, quello che sarebbe divenuto il fiorente filone del suo cinema (seguono diacronicamente What Women Want, 2000 e Tutto può succedere, 2003), sterzato poi prevalentemente nel sottogenere inflazionato, della commedia romantica in tutte le sue declinazioni. La regista è quindi una specialista di queste storie sentimentali che hanno fatto la sua fortuna, e anche con L’amore non va in vacanza, non sperimenta strade nuove, che avrebbero potuto suggerire più eccentriche evoluzioni, ma come vuole la tradizione ripete una formula vincente e punta sui sogni, le speranze e le delusioni dell’amore. Quella che segue è una pellicola che ci dichiara immediatamente, parecchie cose, circa il dove si andrà a parare e in che maniera. “Adoro la banalità, e questo è colpa di tutti questi film” ci dice ad un certo punto Kate Winslet, riferendosi all’età dell’oro della commedia hollywoodiana. Il tocco di Nancy Meyers ci offre così una screwball comedy, dentro la regola, una scrittura classica, sostenuta e puntellata essenzialmente da un cast a grande tasso di glamour (ci sono Cameron Diaz e Kate Winslet nei ruoli di due giovani donne sfortunate con gli uomini; poi Jack Black e l’eccentrico Jude Law nei panni di un curatore di libri, vedovo con due bimbe, che cuce e che in giardino ha perfino una mucca), considerato ingrediente sensazionale e indispensabile per il successo al botteghino. Se si ama quindi il genere in questione e non pretendete di fare paragoni alti con le sofisticate commedie americane degli anni ‘30/’40, allora L’amore non va in vacanza potrebbe non dispiacere poi tanto. Circolando infiniti film di dubbia qualità, in particolare comedies con segni di stanchezza, che ci offrono solo grasse e facili risate è facile cadere nella tentazione di pregiudizi precostituiti nei confronti dei recenti prodotti come questo. Certo non stiamo parlando di un capolavoro, e il film suddetto va guardato per quello che è: un frizzante divertissement. L’effetto è forse un po’ facile e scontato, la storia è ovvia e il finale si individua subito, insomma è fin troppo facile pronosticare come va a finire, ma l’autrice ha almeno il merito di parlarci con lievità e delicatezza dei sentimenti - cosa purtroppo non scontata ai nostri giorni - attraverso un ritmo coinvolgente, e un non banale sentimento nostalgico del glorioso cinema americano del passato. Così programmaticamente leggero e soave, nella costruzione dello script, con i suoi continui rimandi a pellicole e motivi musicali d’antan, nella recitazione degli attori ritratti in alcuni momenti con toni da slapstick, nella cura delle scenografie, L’amore non va in vacanza è a conti fatti letteralmente invaso dall’ossessione che la regista sembra nutrire nei confronti dell’idea di un cinema hollywoodiano che “fu”. “Hollywood era meglio di come si poteva immaginare” dice il vecchio sceneggiatore Arthur Abbot ormai in pensione, alias Eli Wallach, Tuco, il brutto de Il buono, il brutto, il cattivo. Una sorta di alter ego della regista, nonché figura chiave che porta avanti i suoi ammiccamenti metacinematografici, intrisi spesso di raffiche polemiche nei confronti del cinema contemporaneo, quello per intenderci spettacolare dagli artificiosi effetti speciali e dai budget spropositati. L’effetto è una spumeggiante commistione di humour e leggerezza comica, di situazioni romantiche aggiornate ai tempi che cambiano, una commedia sentimentale che si muove al contempo sull’onda di un simpatico excursus autoreferenziale sul cinema (tutti i protagonisti che la Meyers propone sono in qualche modo legati all’ambiente dello spettacolo: c’è la montatrice/produttrice di trailer, quello che scrive la musica dei film, il famoso sceneggiatore, poi troviamo anche il curatore di libri e la giornalista, per non parlare dei due gustosissimi camei, di Dustin Hoffman e di Lindsay Lohan). Il plot che si dipana gira intorno a una giornalista inglese, Iris/Kate Winslet e a una produttrice e montatrice di trailer americana, Amanda/Cameron Diaz, entrambe vittime di un amore non corrisposto, di un uomo che non le ha mai amate; si conoscono visitando un sito web per scambi di case, e per superare il brutto momento, si accordano durante il periodo delle festività natalizie di scambiarsi le rispettive abitazioni. Lontane dalle loro vite abituali, le due donne ritroveranno se stesse, cambiando il loro approccio con il mondo e anche con gli uomini, naturalmente, comportandosi come Barbara Stanwyck di Lady Eva o come Rosalind Russell de La signora del venerdì, intraprendenti protagoniste femminili di grandi classici hollywoodiani, film che la regista ci suggerisce di vedere.
Articolo del
16/02/2007 -
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