|
Nei film di Avati c’è la maestria di chi sa raccontare delle Storie con la esse maiuscola. Senza magari fare dei suoi film degli autentici capolavori – ma delle gemme, si – e tuttavia proponendo al pubblico delle opere che, come si dice in certe scienze dure, “fanno quel che devono fare”. Nei quali c’è un racconto forte che sostiene il soggetto: e gli attori, tranne che non siano bestie, possono solo che metterci del loro. Se un film è scritto bene, è già fatto a metà. In questa “sophisticated comedy” all’italiana, “La cena per farli conoscere”, Avati porta dunque la premessa di cui sopra a conseguenze ancor più accentuate, intrecciando con piglio quasi almodovariano – certo: molto più patinato e meno approfondito, a tratti strettamente comico, ma l’intento è quello dell’universalità - le vicende di un attorucolo di soap-opera sull’orlo del dimenticatoio e delle tre figlie – una più bella dell’altra – avute da mogli assortite in giro per il mondo. Rimasto semisfigurato ad un occhio dopo un intervento di chirurgia estetica, Sandro Lanza vede sfuggirgli di mano anche l’ultimo ingaggio sicuro: quello di un personaggio nella nota soap-opera Charme. Dopo aver rinunciato a partecipare ad un reality intitolato “Fogne” e ridotto ormai, fenomeno da baraccone per rotocalchi scandalistici, ad elemosinare ospitate tv di basso livello, decide – messinscena o realtà? – di farla finita. Al suo capezzale si ritroveranno l’introversa e malata Ines (Ines Sastre), giornalista a Parigi, la pediatra Clara (un’abbagliante Vanessa Incontrada) che vive in Spagna e la figlia da sempre più vicina, la romana Betty (Violante Placido). Il film vero e proprio – dopo l’esilarante premessa quasi totalmente affidata ad un Abatantuono che si dimostra ancora una volta capace di toccare con scioltezza i registri più diversi – parte da qui. Da quando cioè le tre figlie, mentre ritrovano un’intimità mai avuta, pensano bene di organizzare un incontro per far conoscere il bizzarro e scalmanato padre ad un’amica, un’estrosa critica musicale che da sempre nutre per Lanza una viscerale passione. L’unione fra due anime tormentate, pensano, non potrebbe che giovare ad entrambe. La cena, nonostante ci offra una Francesca Neri che in dieci minuti di filmato si mangia a colazione il resto del cast, non finirà come sperato. Ma quantomeno funzionerà da sorta di “nuovo inizio” familiare per il disastrato ma sempre istrionico Lanza e per le tre ragazze. In una giostra costruita intorno ad Abatantuono – il cui personaggio ricorda peraltro il Gerry Bellotto di un recente romanzo firmato da Antonio Iovane, “Ti credevo più romantico” - Avati perde forse l’occasione per lavorare un po’ di più su certi aspetti collaterali o personaggi secondari – su tutti Fabio Ferrari, divertentissimo marito riccone ed erotomane di Betty – che avrebbero dato più compattezza ad un film comunque diligente, divertente e delicato. Manca forse una vera svolta – l’unica, il tentato suicidio, di fatto dà origine al film -, una cifra nel tappeto che da bella storia attorno ad un tavolo (Avati è specializzato nel metter gente intorno ad un tavolo) dia a “La cena per farli conoscere” un dinamismo di certo non bilanciato da qualche sequenza “estera” e da tre attrici che svolgono diligentemente il loro compitino. Rimane comunque una pellicola che ha il tocco dell’artigianato di alta classe e che non disdegna, proprio incarnandola in Sandro Lanza, qualche acuminata stoccata al marciume nazional-televisivo che ci circonda. Di cui Lanza è al contempo prodotto, causa e vittima.
Articolo del
19/02/2007 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|