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Con The Departed si concretizza quell’incontro/scontro che molti di noi avevano più spesso auspicato, ovvero quella dialettica tra il padre della ferocia e brutalità della metropoli occidentale e quell’humus di crudeltà, zoccolo duro delle pellicole di azione hongkonghesi. Scorsese rende così possibile con il suo ultimo film, presentato in anteprima alla Prima Edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, il remake di un famoso noir hongkonghese, un trittico di qualche anno fa, realizzato a quattro mani da Andrei Lau e Alan Mark: Infernal Affairs, Infernal Affaire II e Infernal Affairs III. Il regista non ha visto, però, i predecessori per non farsi suggestionare, così dello spirito degli antesignani rimane ben poco. Lo script americano commissionato a William Monahan, trasloca la storia a South Boston, al posto della segreta criminalità organizzata cinese e della polizia di Hong Kong troviamo un milieu tutto irlandese, ovvero i bostoniani di origine irlandese. La premessa del funereo titolo ci anticipa semanticamente il discorso sulla morte, introducendoci in una storia di perdita e di trapasso, la dipartita che si consuma all’interno delle categorie del Bene e del Male, le due facce secondo Scorsese della stessa medaglia. È la prima traccia di un discorso poetico ricco di significato portato avanti dal regista italo-americano (vedi le infinite croci sparse nelle scene principali, icone mortifere che citano e omaggiano Scarface di Howard Hawks). Così al centro del plot troviamo la dualità delle figure chiavi del Bene e del Male, categorie che convivono entrambi nell’identità delle due spie-informatori: il poliziotto Billy Costigan (un grandissimo Leonardo Di Caprio che mostra la sua naturale bravura artistica), infiltrato segretamente nella gang di Frank Costello /Jack Nicholson e il mafioso Colin Sullivan/Matt Damon, talpa della mafia che si infiltra all’interno della polizia per spiarla. Ognuno delle due talpe si cerca, perché sa che l’altro esiste, ma non ne conosce l’identità. Frank Costello sta concludendo dei grossi affari e Billy Costigan, duramente messo alla prova, sta per essere scoperto, ma è protetto dal capo della polizia Oliver Queenan/Martin Sheen, l’unico a conoscere la sua vera identità… Costruito su grandi scene ad effetto (anche grazie ai suoi fidi collaboratori: il direttore della fotografia Michael Ballhaus e la montatrice Thelma Schocnmaker), il film scava nelle complicate dinamiche del Bene e del Male, attraverso le motivazioni dei personaggi. Certi temi cari, inconfondibili del regista, come la criminalità organizzata, ritornano in maniera estrema. Ma il tono della pellicola di genere ammicca invece a un raffinato thriller, a base d’identità celate e falsificate, dove l’esplosione finale dell’effetto coup de théâtre, dimostra di avere non solo una grande eleganza formale, ma anche un bel messaggio da dare, che seduce in maniera non scontata lo spettatore del grande cinema d’intrattenimento.
Articolo del
19/03/2007 -
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